Gli inglesi stanno per vedere tagliata la loro bolletta della luce grazie alle rinnovabili

Bollette tagliate grazie all’eolico offshore: nel Regno Unito potrebbe verificarsi proprio questo a breve. Lo studio dell'Imperial College London

Bollette tagliate grazie all’eolico offshore: nel Regno Unito potrebbe verificarsi proprio questo a breve. Lo conferma uno studio dell’Imperial College London secondo il quale i costi di produzione sono ormai così bassi che gli incentivi governativi non sono più necessari, e che anzi, sarà possibile il “sussidio negativo”, con tagli alle spese per i cittadini.

In generale le realizzazione di impianti di energia rinnovabile, come eolici e solari onshore e offshore, sono stati finanziati anche con incentivi governativi. Questo, purtroppo, ha portato a malcontento dei consumatori che hanno accusato l’energia pulita di incrementare le bollette. In altre parole i costi del passaggio a fonti di energia rinnovabile sono stati in parte “scaricati” sui cittadini, ostacolando il processo.

Ma forse tutto questo sta per cambiare: i progetti di eolico offshore approvati più di recente potranno probabilmente operare in regime di “sussidio negativo”, rimborsando di fatto il governo, che, a sua volta, “scaricherà” i rimborsi sulle bollette energetiche delle famiglie, riducendole anche sensibilmente, man mano che i parchi eolici offshore inizieranno a produrre energia verso la metà del 2020. Almeno nel Regno Unito, sperando che tutto questo accada poi ovunque.

“L’energia eolica offshore sarà presto così economica da produrre che le centrali elettriche a combustibili fossili saranno presto ridotte, e sarà proprio questa la forma di energia più economica per il Regno Unito – spiega Malte Jansen, che ha guidato la ricerca – I sussidi energetici utilizzati hanno incrementato le bollette energetiche, ma entro pochi anni l’energia rinnovabile a basso costo li vedrà ridotti per la prima volta. È un’evoluzione sorprendente”.

Il lavoro è stato condotto su cinque Paesi europei incluso il Regno Unito e ha analizzato una serie di aste governative per parchi eolici offshore tra febbraio 2015 e settembre 2019. Tali gare sono avvenute “per differenza”.

In altre parole se l’offerta di una società era superiore al prezzo all’ingrosso dell’elettricità sul mercato, con il parco eolico attivo e funzionante, la società avrebbe poi ricevuto un sussidio dal governo per aumentare il prezzo. Ma se il prezzo dichiarato risultava inferiore  a quello all’ingrosso, la società avrebbe rimborsato al governo la differenza, trasferendola alle bollette energetiche dei consumatori, quindi, di fatto, tagliando i costi degli utenti finali.

Da questa analisi è emersa come particolarmente sorprendente l’asta del Regno Unito di settembre 2019 in quanto le aziende vincitrici hanno dichiarato di poter costruire nuovi parchi eolici offshore per circa £ 40 per megawattora (circa 45 euro): un record per questi impianti, attestandosi al 30% in meno rispetto a due anni prima.

I ricercatori hanno quindi potuto ipotizzare che questo potesse implicare un offshore privo di sussidi o addirittura con sussidio negativo, in base all’evoluzione dei futuri prezzi dell’elettricità all’ingrosso.

Dalla successiva analisi dei trend sui prezzi dell’elettricità è quindi emerso che questi saranno molto probabilmente inferiori a quelli all’ingrosso nel Regno Unito a partire dalla metà del 2020, quindi, da ora.

Secondo i ricercatori è altamente probabile che questi parchi eolici vengano realizzati e gestiti con questi costi, poiché i finanziamenti sono ora accessibili a costi inferiori grazie alla fiducia in una tecnologia ormai matura.

Infatti ora siamo in grado di costruire turbine eoliche più grandi più lontano in mare. Queste possono sfruttare un maggiore quantitativo di energia eolica e avere accesso a velocità del vento più costanti a quote più elevate.

Quelle attualmente in costruzione, in particolare, hanno un diametro del rotore di 220 metri, il doppio del diametro del London Eye, e il recente parco eolico di Dogger Bank ha la stessa capacità installata della centrale nucleare Hinkley Point C e dovrebbe produrre circa i due terzi della sua elettricità annuale. Non a caso il governo inglese – notizia recente – sembra intenzionato a chiudere le centrali nucleari e a carbone puntando proprio sull’eolico off-shore, per dire addio progressivamente alle fonti fossili e nucleari in 10 anni.

L’eolico ha in passato generato diffidenza per i suoi impatti ambientali, a volte non trascurabili, dovuti principalmente alla deturpazione del paesaggio e ai possibili incidenti con uccelli in volo. In questo caso si parla però di parchi eolici offshore, costruiti quindi sulla superficie di specchi d’acqua, generalmente in mari o oceani all’interno della piattaforma continentale.

Questo genere di problematiche dovrebbe quindi risultare decisamente inferiore, come aveva concluso anche uno studio del 2018. E in ogni caso si parla di sostituire centrali a energia fossile, di ben altro impatto sull’ambiente.

“Questi nuovi parchi eolici preparano il terreno per la rapida espansione necessaria per raggiungere l’obiettivo del governo di produrre il 30% del fabbisogno energetico del Regno Unito dall’eolico offshore entro il 2030. Questo sarà fondamentale per aiutare il Regno Unito e più in generale il mondo intero a raggiungere emissioni nette pari a zero di carbonio, con l’ulteriore vantaggio di ridurre le bollette energetiche dei consumatori” conclude Iain Staffell, coautore della ricerca.

Nell’attesa che tutto questo diventi realtà ovunque.

Il lavoro è stato pubblicato su Nature Energy.

Fonti di riferimento: Imperial College London / Nature Energy

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