Crisi Ucraina, siamo davvero pronti alla chiusura dei gasdotti russi?

L’Italia è il Paese europeo che più dipende dalle importazioni di gas russo. Siamo pronti davvero a una possibile chiusura dei "rubinetti"?

Nella giornata di oggi è previsto un importante incontro della Commissione Europea: sul tavolo gli importanti temi legati alla Giornata internazionale della donna (celebrata oggi), come la violenza domestica e la disparità di genere, ma anche il sostegno dell’UE ai rifugiati di guerra provenienti dai territori ucraini, massacrati dalle forze russe.

Grande attesa, tuttavia, è riservata alle decisioni sullo spinoso tema dell’energia, visto che le sanzioni imposte alla Russia hanno portato Mosca, uno dei primi produttori ed esportatori di gas metano al mondo, a minacciare la chiusura del suo principale gasdotto verso l’Unione Europea (il Nord Stream 1) qualora le manovre ostili dell’Occidente si inasprissero ulteriormente.

Si pensi che la Russia è il primo produttore mondiale di gas naturale al mondo ed il secondo di petrolio greggio: circa il 40% del gas naturale e il 30% del petrolio dell’UE provengono proprio da Mosca. Se le forniture venissero effettivamente interrotte, come paventato in questi giorni, l’Unione andrebbe in forte affanno. Attualmente non esistono fonti energetiche alternative alle forniture russe – ecco perché una risoluzione comunitaria è necessaria più che mai.

Mosca fa la voce grossa poiché consapevole del proprio potere sui mercati e sull’economie dell’UE – come trapelato anche dalle parole del vice premier russo Alexander Novak in un discorso alla TV di stato russa, in cui ha sostenuto l’impossibilità per l’Europa di trovare rapidamente un sostituto delle fonti energetiche russe, con conseguenze devastanti per la popolazione. Intanto si registra un’impennata dei pressi di gas e petrolio nei mercati europei (sfiorati i 230 euro al mW/h per il gas e i 120 dollari al barile per il petrolio), con conseguenti aumenti al dettaglio per i consumatori.

(Leggi anche: I Paesi Ue contro il caro bollette: chi punta sulle rinnovabili e chi no)

Diversamente dall’Unione, gli Stati Uniti importano solo il 3% del loro fabbisogno energetico dalla Russia: per loro, quindi, un possibile boicottaggio dell’economia russa non sarebbe un problema rilevante quanto per le nostre economie. Ecco perché il Paese, come annunciato dal segretario di Stato Antony Blinken, sarebbe disposto ad andare avanti con le sanzioni a Mosca non temendo eccessivamente le minacce russe.

Malgrado la situazione di svantaggio e di disagio che questa decisione creerebbe, anche i leader europei stanno accarezzando l’idea di un embargo sulle importazioni di gas e petrolio dalla Russia, contemplato nel pacchetto di sanzioni volte a frenare l’avanzata militare russa sull’Ucraina. Si attendono quindi decisioni importanti su come svincolare l’economia comunitaria dalla dipendenza russa e misure specifiche per calmierare i prezzi delle bollette energetiche.

Fra le possibili soluzioni, spinta all’uso di fonti rinnovabili, efficientamento energetico, diversificazione delle forniture per i singoli Stati – come si sta assicurando l’Italia, grazie ai colloqui che il Ministro degli Esteri Di Maio sta tenendo in questi giorni con altri partner storici dell’energia del nostro Paese, come Qatar e Algeria. Si pensa inoltre alla creazione di un fondo di compensazione comunitario per il sostegno alle economie dei singoli Paesi membri, che sarà discusso nei prossimi giorni.

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Fonte: Commissione Europea

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