Ci sono più diamanti di quanto pensassimo (ma non è una scusa per andare a cercarli)

Potrebbero esserci più di un quadrilione di tonnellate di diamanti nascosti all’interno della Terra. Lo afferma un nuovo studio condotto da un gruppo di ricerca del MIT e altre università, il quale stima che il prezioso materiale si troverebbe a quasi 200 chilometri sotto la crosta terrestre, molto più in profondità di qualsiasi spedizione di perforazione abbia mai raggiunto

Potrebbero esserci più di un quadrilione di tonnellate di diamanti nascosti all’interno della Terra. Lo afferma un nuovo studio condotto da un gruppo di ricerca del MIT e altre università, il quale stima che il prezioso materiale si troverebbe a quasi 200 chilometri sotto la crosta terrestre, molto più in profondità di qualsiasi spedizione di perforazione abbia mai raggiunto.

Il diamante è una particolare struttura del carbonio, che si sistema in forma di cristallo solo a pressioni elevatissime (generate, per esempio, da molti chilometri di terra). Anche il carbone, nonché la comunissima (e molto economica) grafite hanno la stessa composizione chimica, ma la loro struttura del tutto “casuale” (tecnicamente “amorfa”) rende questi materiali molto meno appetibili.

“È per sempre” recita una nota marca di gioielli ed in effetti una delle caratteristiche che rendono così apprezzato il diamante è la sua “eternità”, nonché la sua brillantezza dovuta proprio alla sua struttura. Ma non sono eterne le sue riserve e questo sta causando disastri ecologici ed umani in molte regioni del mondo, le più povere.

Ora ci dicono le che le riserve sono molte di più anche se, fortunatamente, poco accessibili. E la singolare scoperta è avvenuta notando un’anomalia nei dati sismici. L’attività sismica, infatti, si può misurare rilevando onde sonore che viaggiano attraverso la Terra provocate da terremoti, tsunami, esplosioni e altre fonti di scuotimento del terreno e ormai tali dati sono raccolti dai sismografi di tutto il mondo.

Tanti dati ma non tutte le spiegazioni sono ancora arrivate. Tra queste il perché le onde sonore tendono ad accelerare significativamente quando attraversano le radici dei cratoni, geologicamente definiti come le parti più rigide, antiche e stabili della crosta continentale e probabilmente formati da rocce molte dense che ‘zavorrano’ i continenti.

Uno studio dell’Università di Padova aveva anche mostrato che il deterioramento di queste zone della crosta genera una “risalita” dei giacimenti di diamanti, il che spiegherebbe perché alcune miniere sono invece molto più accessibili.

Ma come è stato possibile identificare nel diamante la causa di queste anomalie sonore? Il team ha cercato di determinare la composizione delle radici cratoniche e successivamente ha usato i dati già disponibili della velocità del suono attraverso molti diversi tipi di minerali in laboratorio, per “testare” rocce virtuali e identificare quella che spiegava il fenomeno. Tana per il diamante.

Una nuova corsa al diamante in arrivo dunque? Considerata la difficoltà di reperimento alla profondità di 200 chilometri si pensa di no, e noi lo speriamo. Anche perché, tra l’altro, trovare così tanti diamanti li renderebbe molto meno preziosi, in quanto molto meno rari. Quindi sforzi inutili e molto dannosi per il nostro Pianeta.

“Questo dimostra che il diamante non è forse questo minerale esotico, ma sulla scala [geologica] delle cose, è relativamente comuneha infatti spiegato Ulrich Faul – coautore del lavoro – Non possiamo raggiungerli, ma c’è molto più diamante di quanto non avessimo mai pensato prima”.

Nella speranza che non venga in mente a qualcuno di scavare realmente così a fondo e distruggere (ancora un po’) il nostro povero e preziosissimo Pianeta.

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Roberta De Carolis

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