Slitta il #DecretoClima per mancanza di coperture e interessi a mantenere i sussidi alle fossili

Il decreto Ambiente, salvo imprevisti, slitta alla prossima settimana. Mentre il ministro Sergio Costa avrebbe voluto l'approvazione immediata giovedì 19 settembre, c'è chi ha fatto presente che deve essere rivisto lo scheletro finanziario della riforma e soprattutto il taglio dei sussidi dannosi.

Il decreto Ambiente, salvo imprevisti, slitta alla prossima settimana. Mentre il ministro Sergio Costa avrebbe voluto l’approvazione immediata ieri, giovedì 19 settembre, c’è chi ha fatto presente che deve essere rivisto lo scheletro finanziario della riforma e soprattutto il taglio dei sussidi dannosi.

“Un testo corposo che vuole aggredire i cambiamenti climatici. Dobbiamo mettercelo in testa. Se non lavoriamo oggi in modo coraggioso non ci sarà un futuro domani. È un insieme di norme ambientali e che ovviamente toccano anche altri ministeri. Finalmente l’ambiente tesse tutta l’azione di governo”, l’aveva definito il ministro Costa che adesso dovrà ridiscutere il nodo legato proprio alle risorse.

I tecnici sono già a lavoro per dare vita a quella che il ministro definisce come la Green New Deal che “migliorerà la nostra vita e porterà l’Italia ad essere uno dei paesi più ambiziosi del mondo”.
Forse una prima soluzione, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere quella di utilizzare ‘aste verdi’ per liberare le risorse. Ma sicuramente l’ostacolo più grande del decreto è l’articolo che riguarda la progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, che non mette d’accordo proprio tutti.

Come avevamo anticipato, all’articolo 6 del decreto si prevede a partire dal 2020, di tagliare del 10% l’anno gli sconti fiscali elencati dal ‘Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi’. L’importo ammonta complessivamente a 16,1 miliardi, di cui 154 milioni per ‘agricoltura e pesca’, 11,5 miliardi per ‘energia’, 202 milioni per ‘trasporti’,700 milioni per ‘altri sussidi’ e 3,5 miliardi per ‘IVA agevolata’.

Si legge nel decreto: “sono ridotte nella misura almeno pari al 10% annuo sino al loro progressivo annullamento entro il 2040”. Gli “importi sono destinati, nella misura del 50%, a uno specifico fondo istituito presso il ministero dell’economia per il finanziamento di interventi in materia ambientale, con priorità alla revisione dei sussidi ambientalmente favorevoli, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili”.

Bloccati, quindi, per adesso i promessi sconti del 20% per chi compra prodotti sfusi che siano liberi da plastica o altri imballaggi. Uno sconto, ricordiamolo, diretto per gli acquirenti e sotto forma di credito di imposta per i venditori con un limite di 10 milioni annui. E anche i bonus fino a 2mila euro per chi rottama la propria vettura omologata nella classe euro 4 o precedenti per chi vive nelle città metropolitane più inquinate (quindi non per tutti). Un bonus, sotto forma di credito d’imposta, che non è collegato all’acquisto di auto nuove. Vale cinque anni e può essere usato per abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale, sharing mobility con veicoli elettrici o a zero emissioni, anche in favore dei familiari conviventi.

“Con questo decreto, cambierà il modo con cui ci spostiamo per la città, cambierà il modo di fare la spesa e aiuteremo il cittadino e le imprese a modificare il paradigma ambientale. Mi piace immaginare un’Italia in cui si produca e si acquisti con sempre meno imballaggi. Si riscopre il valore dei prodotti sfusi, si accompagnano i figli a scuola pensando all’ambiente.
Vogliamo riforestare le città e quindi ridurre le emissioni della CO2 responsabili del cambiamento climatico. È il momento di incentivare e premiare i comportamenti virtuosi, sia dei cittadini, sia degli imprenditori e dei produttori. Vogliamo introdurre una fiscalità di vantaggio per chi vive e lavora in modalità green. E fare in modo che vivere tutelando l’ambiente sia anche conveniente”, spiegava nei giorni scorsi Costa.

E speriamo che le parole del ministro non rimangano lettera morta.

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Dominella Trunfio

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