Jakarta sta sprofondando e l’Indonesia costruisce una nuova capitale nel Borneo: “sarà un disastro ecologico”

La costruzione di Nusantara, nuova capitale dell'Indonesia, si preannuncia come un vero e proprio "disastro ecologico" (anche se le autorità locali promuovono un'immagine utopistica della città)

L’Indonesia si sta preparando a trasferire la sua capitale, ma qual è il costo di questa azione per l’ambiente e l’ecosistema di uno degli arcipelaghi più minacciati dagli effetti della crisi climatica? L’attuale capitale del Paese, Jakarta sta sprofondando a causa dell’innalzamento del livello dei mari e delle continue alluvioni che devastano l’isola di Java.

E a poco servono i sistemi idraulici che prosciugano le falde acquifere sotterranee, ma che al tempo stesso stanno facendo sprofondare la megalopoli di circa sei centimetri ogni anno: senza sforzi “eroici” nel contrastare i fenomeni alluvionali, il 25% del territorio della capitale sarà sommerso entro il 2050, provocando decine di vittime e migliaia di sfollati.

Ma non solo: presto Jakarta e l’intera isola di Giava si ritroveranno in piena crisi idrica, con i residenti che non avranno più accesso all’acqua potabile – a nessun prezzo. A causa della sovrappopolazione, le condizioni igienico-sanitarie sempre più precarie porteranno alla proliferazione di virus e malattie, che minacceranno la cittadinanza già indebolita da carestie e crisi economica.

Per questo motivo, il governo indonesiano ha dato avvio alla costruzione di una nuova capitale sull’isola del Borneo: Nusantara, che in lingua locale vuol dire “arcipelago”. Entro la fine del prossimo anno, Nusantara sostituirà Jakarta come centro politico ed economico dell’Indonesia.

Dai progetti realizzati con la grafica virtuale si vedono persone che passeggiano in una vegetazione lussureggiante, abitazioni arroccate sulle rive di un lago idilliaco, edifici modernissimi, linee di trasporto di massa sopraelevate e biciclette che sfrecciano lungo viali alberati.

Ma la futura capitale del Paese sarà davvero così sostenibile? Non esattamente, secondo gli scienziati. Uno studio pubblicato qualche mese fa sulla rivista Science ha provato a smascherare gli effetti reali della costruzione della nuova capitale indonesiana – in particolare sulla ricca biodiversità che caratterizza l’area su cui essa sta per sorgere.

Si stima che, entro il 2045, Nusantara arriverà a coprire una superficie di 2560 km2 – il doppio dell’area di New York: questo si traduce in un’accelerazione del fenomeno della deforestazione, che raggiungerà livelli record senza precedenti.

Inoltre, anche se i progetti avveniristici presentano una città a emissioni zero, alimentata solo da energia pulita, la realtà è molto lontana da questa utopia: attualmente, il settore delle energie rinnovabili dell’Indonesia attualmente fornisce solo l’11,5% dell’energia nazionale, e sembra improbabile che Nusantara possa svincolarsi dall’energia prodotta dalle numerose centrali elettriche a carbone del Kalimantan.

Un altro fattore che preoccupa molto la comunità scientifica è l’aumento dell’inquinamento urbano (luminoso, acustico e atmosferico) dovuto alle nuove infrastrutture, che potrebbe minacciare la sopravvivenza di numerose specie vegetali e animali della regione, un tempo protetti dall’eccesso di infrastrutture, traffico e vie di comunicazione.

Parla addirittura di “disastro ecologico” Uli Arta Siagian, attivista dell’associazione ambientalista indonesiana WALHI, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi all’Agence France Press.

La nuova capitale del Paese, costruita nel cuore del Borneo, porterà deforestazione e morte di moltissimi animali ospitati in uno dei polmoni verdi del Pianeta – fra questi, scimmie dal naso lungo, leopardi nebulosi, macachi dalla coda di maiale, pipistrelli volpe volanti e molti altri.

Si teme che cambiamenti tanto veloci e drastici nella topografia di questo fragile territorio possano essere addirittura più impattanti della crisi climatica in atto, e provocare disastri ambientali di proporzioni inaudite in grado di travolgere le comunità locali e distruggerle.

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