Si è parlato di clima, ma anche molto di politica nel corso della Conferenza mondiale dei popoli sui cambiamenti climatici e i diritti della Madre Terra, che per tre giorni ha visto riuniti a Cochabamba, in Bolivia, 20mila aderenti ai movimenti sociali, indigeni, organizzazioni non governative (Ong), studiosi e scienziati.
Si è parlato di clima, ma anche molto di politica nel corso della Conferenza mondiale dei popoli sui cambiamenti climatici e i diritti della Madre Terra, che per tre giorni ha visto riuniti a Cochabamba, in Bolivia, 20mila aderenti ai movimenti sociali, indigeni, organizzazioni non governative (Ong), studiosi e scienziati.
Fortemente voluta dal presidente boliviano Evo Morales, la conferenza, convocata in occasione della Giornata mondiale della Terra, è servita per esprime in modo forte e chiaro un cambio di rotta radicale nelle politiche industriali, ecologiche e nella spartizione delle risorse della Terra. Questo piano B per la salvezza della Terra, come qualcuno ha già ribattezzato questa nuovo approccio, prevede, tra l’altro, la creazione di un tribunale internazionale di giustizia climatica e ambientale e un referendum mondiale sul taglio delle emissioni di CO2, che potrebbe essere lanciato in coincidenza con la prossima Giornata della terra, il 22 aprile 2011, oppure, in base alla sua fattibilità, essere spostato ad aprile 2012.
Il tribunale per i crimini ecologici avrà come scopo quello di giudicare Paesi, entità o persone che con il loro comportamento aggravano il riscaldamento o distruggono l’ambiente. La richiesta dell’istituzione di questa corte dovrebbe far parte delle raccomandazioni che verranno inviate alla Conferenza Onu sul clima, a dicembre a Cancun.referendum mondiale è invece un’iniziativa distinta: si tratta della creazione di una consultazione, le cui modalità sono ancora da definire, che sarà organizzata in alcuni Paesi con l’appoggio ufficiale dei governi oppure attraverso movimenti, sindacati e Ong, secondo il documento finale del forum. I cinque quesiti, di carattere generale e abbastanza utopico, riguardano l’accordo o il disaccordo sull'”abbandono della modalità di sovrapproduzione e sovra-consumo per ristabilire l’armonia con la natura”, sul “trasferimento delle spese di guerra alla difesa del pianeta” o sul “tribunale di giustizia climatico per giudicare chi distrugge la madre terra“. Secondo i promotori alla consultazione dovrebbero partecipare due miliardi di persone, la metà degli abitanti del pianeta in età elettorale. Quella sul
Rosamaria Freda