Compensare le emissioni con progetti di tutela ambientale: ma è davvero così o una truffa climatica?

Numerose imprese e diverse multinazionali, stanno investendo miliardi per compensare le loro emissioni con progetti di tutela ambientale. Ma da un’inchiesta di SourceMaterial, The Guardian e Die Zeit emergerebbe una truffa globale, ove i certificati venduti dipingerebbero progetti di assorbimento di carbonio del tutto sovradimensionati

Emetto anidride carbonica ma per compensare i miei danni finanzio progetti di tutela ambientale: è questa la sintesi degli investimenti di numerose imprese e diverse multinazionali con vendita di relativi certificati. Ma da un’inchiesta di SourceMaterial, The Guardian e Die Zeit emergerebbe una truffa climatica globale, con progetti, spesso, del tutto sovradimensionati.

Cosa sono i crediti di carbonio e come funziona il meccanismo compensativo

Come spiega SourceMaterial, un credito di carbonio viene generato da chi sviluppa progetti per attività che si traducono, in teoria, in un beneficio per il clima. Ogni credito è progettato per tenere conto di una tonnellata di carbonio rimossa dall’atmosfera o di una tonnellata in meno emessa.

La forma più popolare di progetto (ma non è l’unica) prevede la protezione di un tratto di foresta che secondo lo sviluppatore è minacciato. Impedendo che gli alberi vengano abbattuti si assicura, almeno sulla carta, che venga assorbito più carbonio.

Naturalmente deve essere seguita una metodologia per dimostrare che gli alberi erano effettivamente a rischio, ma a volte tale metodologia non è scritta da un’organizzazione indipendente nonché dallo stesso sviluppatore.

Tuttavia lo sviluppatore assume dei revisori che controllano il progetto per assicurarsi che abbia seguito la metodologia, ma è importante sottolineare che questi non assicurano che la metodologia corrisponda alla realtà.

Alla fine, se i revisori danno il via libera al progetto, questo viene poi approvato da un certificatore, che rilascia al progetto crediti di carbonio e consente al progetto di registrarsi nel proprio database.

A questo punto i crediti possono essere acquistati dalle aziende che desiderano compensare le emissioni di carbonio, tra le quali, per esempio, compagnie aeree o di carburanti, le quali, dopo l’acquisto, possono affermare che le persone possono guidare o volare “a emissioni zero”.

Nel corso degli anni, naturalmente, il progetto di tutela ambientale presenterà all’ente certificatore rapporti di monitoraggio per confermare di aver fatto ciò che aveva promesso e l’ente, a sua volta, continuerà a rilasciare crediti.

Ma avviene davvero questa compensazione? O è una truffa climatica?

La nostra analisi di quasi 100 milioni di crediti di carbonio ha rilevato che solo una frazione di essi ha portato a reali riduzioni delle emissioni – si legge su Source Materials – e solleva interrogativi per le organizzazioni a cui fanno affidamento molte delle più grandi aziende del mondo e i consumatori che acquistano i loro prodotti

In altre parole questa compensazione spesso non è affatto reale e i danni delle emissioni ci sono e restano, anzi proseguono.

Le implicazioni di questa analisi sono enormi – spiega Barbara Haya, responsabile del Carbon Trading Project presso l’Università della California a Berkeley – Le aziende stanno facendo affermazioni false e convincendo i clienti che possono volare senza sensi di colpa o acquistare prodotti a emissioni zero quando non sono in alcun modo a emissioni zero

La crescita di questo meccanismo sta accelerando, con un aumento delle vendite di crediti da circa 7 milioni di dollari nel 2018 a 41 milioni di dollari nel 2021. Ma tale crescita non coincide con una crescita reale di tutela ambientale.

La nostra analisi suggerisce che solo 5,5 milioni di quei crediti, ovvero il 6 per cento del totale, erano reali riduzioni delle emissioni. Di 29 progetti, solo otto hanno ridotto le emissioni

Davvero un po’ poco per poter dire di volare o guidare (o portare avanti altre attività) a “emissioni zero”.

Le aziende e i cittadini devono essere in grado di sostenere progetti di cui si possono fidare – commenta su questo Thomas Crowther, professore di ecologia all’Università di Zurigo – Dobbiamo creare urgentemente un sistema in cui questa sia una realtà

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Fonte: SourceMaterial

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