Ci siamo “divorati” oltre la metà delle nostre coste e ora le conseguenze sono peggio di quanto immagini

Brutte notizie per i litorali italiani: il 51% dei paesaggi costieri è ormai degradato. Dove prima c'erano affascinanti dune di sabbia e piante, adesso domina il grigio del cemento. Le coste del Bel Paese sono sempre più minacciate dalla costruzione di abitazioni, strutture turistiche e industrie, oltre che dal fenomeno dell'erosione naturale.

La nostra penisola è nota in tutto il mondo per le sue splendide coste, oltre 7500 km in totale. Peccato, però, che negli ultimi decenni il loro volto è mutato in maniera repentina: ce le stiamo letteralmente “mangiando”. Più delle metà delle nostre coste (per l’esattezza il 51%), infatti, è ormai degradata, come svelato dal nuovo dossier realizzato dal WWF dal titolo “Il profilo fragile dell’Italia”, che da via alla campagna GenerAzioneMare (nata con l’obiettivo di proteggere il Mediterraneo).

A deturpare ben 3.3000 km di litorali la costruzione selvaggia di abitazioni, porti, hotel e altre strutture turistiche e industrie. Soltanto il 23% dei paesaggi costieri (pari a 1.860 km) può essere ancora considerato in buone condizioni. A peggiorare ulteriormente la situazione delle coste del Bel Paese è il fenomeno dell’erosione delle spiagge.

In particolare, la manomissione dei fiumi e la demolizione delle dune costiere hanno ridotto e rimosso l’apporto di materiale per la formazione delle spiagge. Nel periodo 2006-2019 un totale di 841 chilometri di costa italiana era caratterizzato da erosione. – si legge nel dossier del WWF – Cambiamento climatico, inquinamento da plastica, specie aliene, ancoraggi indiscriminati e pesca eccessiva stanno deteriorando invece gli ecosistemi marini.

A lanciare un allarme simile qualche giorno fa era stata l’ISPRA. Dal suo ultimo monitoraggio, è emerso che dal 2020 ad oggi oltre 100 km di costa italiana siano stati “conquistati” dagli edifici e che ogni anno perdiamo una media di 5 km di costa naturale per dare spazio alla costruzione di strutture turistiche e abitazioni.

Poche tutele per le nostre coste (e tanti danni per gli ecosistemi)

La perdita progressiva delle coste ha una serie di conseguenze drammatiche sull’ambiente, ma anche per la popolazione italiana. La presenza di ecosistemi costieri in salute svolge un ruolo fondamentale anche per combattere la crisi climatica. Ad esempio le praterie di Posidonia oceanica attenuano la forza delle onde, mitigando gli impatti delle mareggiate; inoltre, catturano i sedimenti contrastando l’erosione. Rappresentano un deposito carbonio che è riuscito a immagazzinare dall’11% al 42% delle emissioni totali di CO2 dei Paesi del Mediterraneo dai tempi della rivoluzione industriale. Una ricerca scientifica condotta lo scorso anno ha mostrato il ruolo eccezionale svolto dalla Posidonia, che funge da filtro e trappola per i rifiuti di plastica nelle zone costiere.

coste 2022

©WWF

Purtroppo, però, l’edilizia selvaggia, le attività illegali di pesca a strascico sotto-costa, e le ancore stanno contribuendo al declino di questa importante pianta acquatica.

Proteggere le nostre coste è fondamentale per diversi motivi, ma la tutela dei nostri litorali fa letteralmente acqua da tutte le parti, come sottolineato dal dossier del WWF.

Il 33% degli habitat marini italiani di interesse comunitario presenta uno stato di conservazione inadeguato e solo il 26% è in uno stato di conservazione favorevole. – chiarisce l’associazione ambientalista – Il 71% degli habitat dunali in Direttiva sono in cattivo stato di conservazione e in regressione. Ad oggi esistono 29 aree marine protette (AMP) e 2 parchi sommersi che, insieme ad altre tipologie di aree protette, nel complesso tutelano circa 308mila ettari di mare e circa 700 km di costa.

Insomma, le aree protette sono ancora un numero troppo esiguo.

Come possiamo salvare le nostre coste

Secondo la nuova Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030, i Paesi membri dovrebbero proteggere in modo efficace almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% del mare entro il 2030, traguardo ancora troppo lontano per l’Italia. A tal proposito, il WWF ha suggerito una serie di azioni di mettere in pratica per tutelare le nostre coste e dare più impulso al turismo sostenibile:

  • incrementare l’efficacia di gestione delle aree marine protette e siti Natura 2000 esistenti
  • incrementare l’estensione della superficie protetta nei mari italiani, garantendone una protezione efficace
  • implementare un piano di gestione dello spazio marittimo basato sull’approccio ecosistemico, per garantire un’economia blu veramente sostenibile
  • incrementare la protezione di ecosistemi chiave come la Posidonia oceanica e le dune costiere attraverso azioni di restoration passiva e attiva

“La protezione di importanti porzioni di ecosistemi costieri e marini farà bene non solo alla biodiversità ma anche alla pesca, con aumento delle specie commerciali anche nelle aree adiacenti” conclude il WWF.

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Fonte: WWF

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