Caso Solvay: rilevate alte concentrazioni di Pfas nel sangue dei cittadini di Alessandria e Spinetta Marengo, l’inchiesta shock

Da un recente studio emergono nuovi dati inquietanti sull'impatto delle attività del polo chimico Solvay sulla salute dei cittadini: in provincia di Alessandria i livelli di Pfas nel sangue sono fino a 10 volte superiori alla media. "Il tempo dei compromessi è finito" annuncia il Comitato Stop Solvay, chiedendo a gran voce l'intervento delle istituzioni

Il colosso belga Solvay, che produce plastiche e prodotti chimici, è finito nuovamente al centro della bufera. L’azienda è tristemente nota per l’inquinamento delle acque delle spiagge di Rosignano Marittimo (in provincia di Livorno), che appaiono spavantosamente bianche a causa degli scarichi effettuati dalla fabbrica di bicarbonato di sodio.

Da anni i cittadini delle aree interessate e numerosi attivisti chiedono alle istituzioni risposte chiare sulla vicenda e tutele per la loro salute. Ma gli appelli restano inascoltati. Ad accendere nuovamente i riflettori sulla vicenda di recente è stata un’inchiesta giornalistica realizzata dalla televisione nazionale belga RTBF in collaborazione con l’Università di Liegi. Oggetto dell’indagine è stato l’impatto sulla salute dei cittadini della produzioni dei controversi Pfas nella sede della Solvay di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria.

In totale sono state una 50ina le persone, residenti tra Alessandria e la frazione dove si trova il polo chimico, che sono state sottoposte ad analisi del sangue. Ciò che è emerso dallo studio ha dell’inquietante: nel sangue dei soggetti presi a campione i livelli di Pfas, in particolare di Pfoa (sostanza classificata dall’IARC come “possibilmente cancerogena per l’uomo” sono fino a 10 volte superiori alla media.

Nello specifico le concentrazioni di PFOA le concentrazioni di PFOA sono 10 volte più alte per il 95 percentile (P95) per gli abitanti di Spinetta Marengo(39,19 μg/L) rispetto a quelli di Alessandria (4,08 μg/ L) o la popolazione generale in Vallonia (4,72 μg/L).

I partecipanti a Spinetta hanno sperimentato un’esposizione significativa, descritta come preoccupante rispetto al valore HBM-II. – si legge nello studio, che sarà presentato dalla tv belga a settembre, ma che è stato anticipato dal quotidiano Il Piccolo – Un’esposizione aggiuntiva deve essere evitata eliminando specifiche fonti di esposizione. Per tutti gli altri PFAS, le concentrazioni mostrano valori vicini o inferiori a quelli misurati in Vallonia.

Tuttavia, c’è un’importante differenza tra il gruppo di Alessandria e quello di Spinetta: l’età. L’età media del gruppo Spinetta è di 65 anni contro 46 anni per gli abitanti di Alessandria. Molti studi hanno dimostrato una relazione tra concentrazioni di PFAS ed età, con le persone anziane che hanno concentrazioni più elevate, il risultato di un periodo più lungo di esposizione e quindi accumulo.

L’appello del Comitato Stop Solvay

Se prima i cittadini delle aree interessate vivevano nell’insicurezza, adesso i risultati dello studio hanno messo nero su bianco dei dati che non fanno dormire dei sonni tranquilli, confermando le loro paure.

Sulla ricerca è intervenuto il Comitato Stop Solvay, che da tempo chiede a bran voce la chiusura del polo chimico belga e la bonifica integrale dell’area contaminata.

Apprendere come il problema dei PFAs sia globale e vedere come nel resto d’Europa esistano dati di monitoraggio sulla popolazione (es.in Belgio), ci fa capire quanto sia urgente che questo accada anche qui, sul nostro territorio. – commenta Viola Cereda, portavoce del Comitato. – Prima di tutto, vogliamo ringraziare le persone che hanno partecipato a questa prima indagine, perché ancora una volta hanno avuto il coraggio di rompere il muro del silenzio intorno a quello che accade a Spinetta.

Per gli attivisti lo studio è l’ennesima conferma che le attività della Solvay stanno avvelenando la salute di decine di migliaia di persone.

L’inquinamento riscontrato è presente esclusivamente nel gruppo di Spinetta, ed è dovuto sia al PFOA che all’ADV (prodotto solo da Solvay). – continua Cereda – Possiamo quindi affermare con una certa sicurezza che la causa di esposizione maggiore sia l’attuale attività di Solvay. Le risposte alle accuse del Comitato provenute dal polo chimico negli ultimi mesi, che scaricavano il barile sulle produzioni precedenti, non sono state altro che vuote giustificazioni, poiché la maggiore esposizione deriva proprio dalle produzioni più recenti e ancora quotidiane.

Per questo motivo le rivendicazioni del Comitato dimostrano di essere attuali e fondamentali. Il Comune di Alessandria ed il Sindaco devono adoperarsi per un monitoraggio completo della popolazione per avere un dato reale di tutti i residenti. La nuova amministrazione comunale ha sempre dichiarato fondamentale la salvaguardia dell’ambiente e la tutela della salute pubblica: vogliamo vedere le parole trasformarsi in fatti, vogliamo una risposta tempestiva, e coerente con la gravità della situazione.

Per gli attivisti nel corso degli ultimi 20 il colosso Solvay non è stato in grado di intervenire in modo efficace per impedire di inquinare persone e ambiente. “Il tempo dei compromessi è finito” annunciano.

La replica della società belga

Dal canto suo, l’azienda belga Solvay si è difesa mostrandosi sorpresa dei risultati delle analisi e sottolineando di essere ancora in attesa di leggere lo studio completo.

Apprendiamo esclusivamente attraverso le fonti giornalistiche, e non senza stupore, di uno studio condotto da un laboratorio belga. – replica il colosso chimico – Attendiamo di poter analizzare lo studio integralmente per poter valutare la legittimità e la scientificità dell’indagine nonché l’affidabilità e il significato dei risultati.

Dal 2004 Solvay effettua il biomonitoraggio di tutti i lavoratori potenzialmente esposti ai PFAS nell’ambito del programma di sorveglianza sanitaria, utilizzando sempre le migliori tecniche di laboratorio e metodologie di analisi in collaborazione con i più accreditati Istituti sanitari autorizzati. Dal 2004 sono state effettuate più di 5.000 analisi del sangue. I risultati delle analisi non destano alcuna preoccupazione dal punto di vista clinico-tossicologico. La sorveglianza medica pluriennale, continua e costante dei dipendenti non indica correlazioni con effetti patologici associati all’esposizione professionale ai PFAS. I risultati delle analisi vengono comunicati annualmente in modo dettagliato e trasparente a tutti i dipendenti e alle rappresentanze sindacali, oltre che agli Enti pubblici di controllo competenti.

Gli standard per le analisi sono sempre stati a disposizione delle autorità sanitarie e degli enti competenti in materia.
Solvay inoltre è da anni impegnata in innumerevoli attività di messa in sicurezza e di bonifica dell’inquinamento secolare interno ed esterno allo stabilimento di Spinetta Marengo, causato dalla gestione industriale di Montedison e Ausimont. Queste attività – iniziate nel 2008 – si sono sempre svolte sotto la diligente e scrupolosa vigilanza da parte di Arpa e di tutti gli Enti Pubblici della Conferenza dei Servizi, sulla base di un programma compendiato nel Progetto Operativo di Bonifica approvato dalla Conferenza dei Servizi nel 2012.

L’area di Spinetta Marengo è dunque costantemente monitorata dalle Autorità e anche i dati più recenti relativi alle campagne di dicembre 2021 e marzo 2022 concludono per il significativo e progressivo miglioramento della qualità dell’acqua di falda all’esterno del polo chimico, con un trend di complessiva e costante decrescita dei livelli di contaminazione dei composti rappresentativi della contaminazione storica.
Ricordiamo inoltre che Solvay ha recentemente annunciato l’impegno per eliminare volontariamente l’uso dei fluorotensioattivi (un tipo di PFAS utilizzato come additivo) globalmente: entro il 2026 realizzerà quasi il 100% dei suoi fluoropolimeri senza l’uso di fluorotensioattivi presso il suo stabilimento di Spinetta Marengo (AL).

Seguici su Telegram | Instagram Facebook | TikTok | Youtube

Fonte: Comitato Stop Solvay 

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook