Le case di riposo che ospitano anche gli studenti universitari: fanno bene alle tasche e al cuore

Il caso della casa di cura olandesi dove gli anziani convivono con alcuni studenti, col risultato che questi risparmiano e i vecchietti si tirano decisamente su con il morale!

Metti una casa di cura e degli studenti squattrinati. Metti un po’ di sano volontariato e praticità. Ora, anche se per le nostre testoline italiote risulta complicato, pensate che studenti universitari e anziani potrebbero essere tra loro i migliori compagni di casa, dei conviventi a tutto tondo.

Proprio così. Di fronte a una carenza di alloggi per gli studenti da un lato, e a un calo dei finanziamenti per case di riposo dall’altro, il governo olandese si è avvicinato a un approccio simile: combinare le due cose. E in questo modo accade che al Care Center Humanitas, una struttura di assistenza di Deventer, nei Paesi Bassi orientali, gli anziani vivono fianco a fianco con gli studenti già dal 2012.

In pratica, in cambio di 30 ore di lavoro volontario al mese, gli studenti hanno la possibilità di alloggiare lì gratuitamente.

In Olanda, gli studenti spendono una media di 366 euro (circa 410 dollari) al mese per l’affitto di abitazioni che tra l’altro sono spesso anguste o squallide e sempre più difficili da trovare (Amsterdam, per esempio, è stata al di sotto di 9mila stanze nel 2014). Nel frattempo, le strutture di assistenza a lungo termine del Paese si trovano ad affrontare problemi economici: nel 2012, infatti, il governo olandese ha deciso di interrompere i finanziamenti per l’assistenza ai cittadini di età superiore a 80 anni che non ne avevano effettivo bisogno.

Di conseguenza, ciò ha comportato un minor numero di persone in cerca di una casa di cura a lungo termine, il che ha reso difficile per queste comunità rimanere a galla.

Da allora ho pensato ad un gruppo di altre persone, in questo caso, gli studenti,che anche non hanno molto denaro”, dice Gea Sijpkes, il direttore e amministratore delegato di Humanitas.

Un incontro economico, insomma, e non solo: i giovani rappresentano per quegli anziani un collegamento con il mondo esterno e come parte del loro accordo volontario, trascorrono tempo insegnando loro come inviare e-mail, utilizzano i social media o Skype, o come disegnare graffiti. La presenza degli studenti può mantenere gli anziani giovani più a lungo e la condivisione di uno scherzo, sentire una voce amica, portare la spesa, li rende tutti felici e appagati.

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Questo modello di “vita intergenerazionale” sta cominciando a guadagnare popolarità. Dopo Humanitas, due case di cura nei Paesi Bassi hanno seguito l’esempio e un programma simile è stato recentemente introdotto a Lione, in Francia e negli Stati Uniti, dove il Judson Manor, una comunità di pensionati del Cleveland, ha iniziato ad accettare gli studenti degli istituti d’Arte e Musica.

Insomma, pare che la cinghia se la debbano tirare un po’ tutti. L’unica differenza che passa è che probabilmente gli altri le soluzioni e le alternative per far star bene qualsiasi categoria e fascia d’età della popolazione le cercano e le offrono subito e in ugual misura.

Germana Carillo

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