L’Amazzonia sta bruciando da tre settimane, perché (non) se ne parla solo adesso?

La foresta amazzonica brucia da settimane ma i media stanno riportando la notizia solo in questi giorni: perché l'Amazzonia non ha visibilità?

Lo scorso lunedì, in pieno giorno, il cielo di San Paolo in Brasile si è oscurato facendo piombare la città in un surreale buio.

Colpa del fumo denso e nero che si è innalzato dagli incendi nella foresta amazzonica e che grazie al vento si è diffuso a diverse miglia di distanza fino a raggiungere le coste brasiliane.

Da allora, grazie alle immagini e ai video diffusi da tantissimi utenti sui Social Network si sono accesi i riflettori sui gravissimi incendi che stanno distruggendo la più importante foresta pluviale del Pianeta.

Gli incendi però stanno interessando la foresta amazzonica da diverso tempo: solo nel 2019 il National Institute for Space Research (Inpe) brasiliano ne ha registrati più di 74mila e i roghi ripresi nelle immagini satellitari della NASA interessano la regione da almeno tre settimane.

Come mai i principali media non hanno parlato prima del disastro che sta accadendo nella foresta amazzonica? Questa è la domanda che molti utenti si stanno ponendo in questi giorni

Purtroppo trovare una risposta non è semplice e possiamo solo azzardare delle ipotesi.
La situazione difficile dell’Amazzonia non è una novità, anzi continua da diversi anni e con il governo Bolsonaro si è ulteriormente aggravata.

La deforestazione della foresta amazzonica purtroppo è in costante aumento ed è portata avanti per fare spazio ad attività produttive come l’allevamento di bovini, l’agricoltura, il commercio di legna e l’attività mineraria.

L’abbattimento degli alberi in Amazzonia provoca danni a livello locale e globale. Localmente, a farne le spese sono soprattutto gli indigeni costretti ad abbandonare i luoghi in cui vivono: gli indigeni hanno spesso lanciato l’allarme sui rischi della foresta e difendono costantemente le loro terre anche a costo della propria vita.

Per gli indigeni non è però per nulla facile far sentire la propria voce, poiché non viene data loro visibilità dai media, dunque le loro battaglie vengono ignorate dal resto del mondo.

La scomparsa della foresta pluviale dovrebbe interessare tutti noi, poiché grazie a essa viene prodotto il 20% di ossigeno che respiriamo.

Inoltre, la perdita di alberi causa una pericolosa diminuzione di biodiversità e abbassa notevolmente le nostre possibilità di riuscire a far fronte alle conseguenze catastrofiche del riscaldamento globale.

Per questo i governi precedenti a quello attualmente in carica hanno cercato di adottare delle misure per tutelare la foresta amazzonica e frenare il disboscamento.

Bolsonaro ha però invertito questa tendenza e, sotto il suo governo, in pochi mesi la deforestazione è aumentata oltre l’80%, arrivando a livelli a dir poco allarmanti.

Il presidente brasiliano incolpa le ONG di aver appiccato gli incendi per screditare l’operato del suo governo, ma l’ipotesi più probabile è che i fuochi siano frutto di un’azione scellerata di allevatori e agricoltori per liberare l’Amazzonia dagli alberi, così da ottenere più terra da destinare ad attività produttive.

Bolsonaro non ha mai fatto mistero di mettere al primo posto l’economia del Paese anziché l’ambiente.

L’intenzione del presidente è quella di favorire lo sviluppo del Brasile e, a questo scopo, i Paesi del Mercosur hanno recentemente siglato un accordo con l’Unione europea per aumentare le importazioni di prodotti.

Una delle clausole dell’intesa commerciale è la tutela della foresta e gli stati europei potrebbero voler rivedere i termini del concordato se tale clausula non venisse rispettata: ma come può il Brasile aumentare la produzione di carne di manzo senza rubare terra alla foresta?

In un contesto del genere, è chiaro che non esiste interesse a divulgare i dati relativi alla deforestazione o a informare il mondo riguardo agli incendi che stanno distruggendo la foresta.

Tutti noi abbiamo saputo in ritardo dei roghi che da settimane devastano l’Amazzonia e le informazioni sono arrivate grazie agli utenti che hanno condiviso le immagini di San Paolo oscurata in pieno giorno dal fumo proveniente dalla foresta.

Grazie alle immagini divulgate su Social Network si è iniziato a parlare di Amazzonia: l’hashtag #AmazonRainforest si è classificato tra i primi cinque trend su Twitter e moltissime persone che prima ignoravano il problema stanno scoprendo in questi giorni ciò che sta succedendo da anni nel più grande polmone verde del mondo.

Sebbene sia triste che l’interesse verso la foresta amazzonica sia arrivato solo ora, è un bene che finalmente siano venute alla luce le azioni irresponsabili del governo Bolsonaro.

La speranza è che da adesso in poi si agisca per far sentire la propria voce e fare pressioni sui governi che vogliono stipulare accordi commerciali con il Brasile, boicottare le aziende che approfittano della distruzione e sostenere le organizzazioni indigene che resistono ogni giorno alla devastazione della foresta.

Leggi tutti i nostri aggiornamenti sugli incendi in Amazzonia

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Tatiana Maselli

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