Perché la Cina continua con la corsa al grano (e ne ha accumulato più di quanto necessiti)

Un raccolto straordinario di grano prima del previsto per la Cina che ha così accumulato quantità incredibili di questo cereale, ben oltre i propri bisogni. Chissà che una nuova forma di potere non risieda proprio nella disponibilità di riserve alimentari

Continua l’incetta del grano da parte della Cina. All’inizio del 2022 erano iniziate a circolare le prime informazioni circa un accumulo anomalo di riserve di cereali. L’attacco della Russia ai danni dell’Ucraina non era stato lanciato e quindi questa corsa lasciava tutti gli osservatori attoniti.

Lo scoppio delle ostilità aveva fatto pensare che a Pechino fossero note le intenzioni del Cremlino tanto che i due capi di stato si erano incontrati in occasione della cerimonia di apertura delle ultime Olimpiadi invernali di Pechino.

La corsa cinese al grano

Le ultime notizie riportano di come questo Paese abbia già raccolto il 55% delle proprie riserve invernali, con un anticipo di due giorni sulla data di metà raccolto dell’anno scorso. In questo modo le scorte allocate nei silos cinesi ammonterebbero i 140 megaton (milioni di tonnellate).

Una cifra davvero ingente che va ben oltre il fabbisogno di 1,4 miliardi di abitanti della Repubblica Popolare e non solo. Basta pensare che le scorte sulle quali possono contare Medio Oriente e Africa del Nord sono di circa 20 megaton mentre quelle per Stati Uniti, Europa, Canada e Australia sono di circa 40 megaton.

Quali sono le vere mire cinesi?

Capire appieno le politiche e le strategie della Cina non è cosa semplice. Da un lato il governo ha necessità di allontanare il fantasma dell’insufficienza alimentare ma dall’altro ha forse capito il grano che si appresta a diventare una nuova arma per futuri accordi internazionali.

Considerato anche il fatto che il grano deperisce e non può essere conservato per troppo tempo la domanda che inizia serpeggiare è una: la Cina ha intenzione di rivendere parte di quel grano e accumulare ingenti fortune? Questa guerra, oltre alle conseguenze drammatiche degli scontri sul territorio ucraino, sta già affamando milioni di persone che vivono in fragili realtà africane che dipendevano dalle esportazioni ucraine.

Accordo con il Brasile

L’ossessione dello status di super potenza e di crescita galoppante dell’economia guidano probabilmente le strategie della leadership di Pechino. Arriva in questi giorni la notizia anche di un possibile accordo con il Brasile per l’acquisto del mais: si è ancora in attesa del parere formale del ministero per l’Agricoltura cinese e della finalizzazione della documentazione fitosanitaria per far arrivare le merci da oltreoceano.

Dal 2014 era l’Ucraina il fornitore di questo cereale ma con la guerra ancora in corso e il conseguente blocco delle esportazioni il gigante orientale deve trovare un’altra soluzione. Anche se queste, a lungo andare, andranno a discapito di altre nazioni. Il Brasile esporta già mais verso l’Egitto, l’Iran, il Giappone e il Vietnam anche se per l’ultimo raccolto deve fare i conti con i cambiamenti climatici e le ondate di siccità.

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Fonti: U.S. Foreign Agricultural Service/CCTV

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