Olio di palma: perché la Malesia e l’Indonesia stanno per bloccare le esportazioni in Europa (già carente di olio di girasole)

Si torna a parlare di olio di palma dopo che i due maggiori produttori, Malesia e Indonesia, minacciano di fermare le esportazioni come risposta alle nuove normative Ue che vogliono limitare la deforestazione causata dalle coltivazioni 

Ciclicamente torna al centro dell’attenzione l’olio di palma, un controverso ingrediente che fu oggetto di una campagna internazionale di boicottaggio anni fa, a causa del suo importante impatto ambientale ma anche dei suoi dubbi effetti sulla salute.

In seguito al grande interesse dell’opinione pubblica sulla questione, l’olio di palma è stato tolto da molti prodotti di uso comune ma è comunque rimasto in diversi cibi (della sua presenza però se ne è parlato sempre meno).

Con lo scoppio della guerra in Ucraina, e la conseguente carenza di olio di girasole, le cose sono nuovamente cambiate e vi è stata una maggiore richiesta di quest’olio in sostituzione dell’altro.

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Nel frattempo, però, il 6 dicembre 2022 l’Ue ha emanato un nuovo regolamento che vieta la vendita di olio di palma e altri prodotti legati alla deforestazione (tra cui anche carne bovina, caffè e legname), a meno che gli esportatori non possano provare che la loro produzione non danneggia le foreste.

E da qui il problema, in particolare per Malesia e Indonesia (i maggiori produttori di olio di palma) a cui, evidentemente, questa regola così restrittiva non fa molto comodo. Da gennaio, dunque, i due Paesi hanno deciso di lavorare insieme e cooperare contro quella che definiscono “discriminazione” nei confronti dell’olio di palma.

Il possibile stop alle esportazioni di olio di palma nell’Ue

Circa due settimane fa, la Malesia ha fatto sapere che, sempre in risposta alle nuove regole sulla deforestazione dell’Ue, potrebbe interrompere l’esportazione dell’olio di palma verso i Paesi membri.

Come ha dichiarato Datuk Seri Fadillah Yusof, ministro malese delle Piantagioni e vice primo ministro:

Una possibilità sarà quella di smettere di esportare in Europa e di concentrarsi su altri Paesi, se continueranno a renderci le cose difficili. (…) Il Consiglio dei paesi produttori di olio di palma formulerà anche una strategia per fare pressione sull’Ue in modo che la Malesia e l’Indonesia non siano vittime di bullismo.

I grandi esportatori di olio di palma non sono gli unici che vogliono bloccare la normativa Ue contro la deforestazione. Anche le grandi lobby, come vi abbiamo già detto in un precedente articolo, hanno tentato in tutti i modi di fermare (o aggirare) il problema.

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Cosa accadrà?

Lo scenario non è roseo per diversi motivi. Se davvero i due Paesi bloccheranno le esportazioni di olio di palma verso l’Ue, tutte le aziende che l’avevano reinserito nei loro prodotti a causa della carenza di olio di girasole si troveranno nuovamente in difficoltà e dovranno cambiare ancora una volta il grasso utilizzato.

Il rischio per i consumatori è di non rendersi conto dell’ulteriore cambio di ingrediente nei prodotti (a meno che non siano attenti lettori delle etichette) ma soprattutto questo potrebbe portare ad un aumento dei prezzi.

Anche l’olio di palma certificato che dovesse continuare ad arrivare, potrebbe subire rincari e, dato che i prezzi tendono ad allinerarsi, ciò potrebbe portare con sé anche l’aumento di altri oli.

Ovviamente tutto questo non significa che bisogna cedere al ricatto di Indonesia e Malesia né delle lobby. La deforestazione va assolutamente arginata, sta a chi di dovere trovare la soluzione migliore per conciliare le esigenze dei produttori con quelle dell’ambiente.

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Fonte: Reuters / Malay Mail

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