La sovranità alimentare non dovrebbe favorire le lobby agricole, ma il diritto a un cibo sano, locale e sostenibile

Ha fatto molto discutere la decisione del Governo Meloni di rinominare il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali in Ministero dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare. A preoccupare le associazioni sono però anche le prime dichiarazioni che il neoministro Francesco Lollobrigida ha rilasciato, a poche ore dal suo insediamento

Sono in tanti in questi giorni ad esprimere le proprie perplessità sul concetto di Sovranità Alimentare che il neo Governo rischia di snaturare, affibbiandogli il significato di sovranismo e nazionalismo. Ve ne abbiamo già parlato in un precedente articolo.

Leggi anche: Cos’è davvero la sovranità alimentare (e perché non ha niente a che fare con la nazionalità)

Ma se il nome del nuovo ministero è importante, lo sono anche la parole pronunciate dal neo Ministro Lollobrigida, una volta ottenuta la sua carica.

Ad esprimere timori e preoccupazioni è l’Associazione Terra! che si sofferma su alcune dichiarazioni del ministro, in cui si sostiene che la transizione ecologica non debba intralciare il sistema produttivo agricolo nazionale.

Noi sappiamo invece quanto sia fondamentale, ora più che mai (e prima che sia troppo tardi), promuovere un cambiamento in un’ottica di sostenibilità. Ma cosa potrebbe significare concretamente la presa di posizione del neo Ministro?

Come scrive Terra! in un comunicato:

Il Ministro, in un colloquio con l’Ansa, ha espresso la volontà di “togliere il limite ai terreni incolti con un chiaro piano strategico di coltivazione” e di volere lavorare ad una riforma della Pac (la Politica agricola comune) per liberarla della “ideologia intrinseca del Farm to Fork”. Le parole del Ministro dimostrano la sua totale adesione alle richieste formulate dalle potenti lobby agricole e agroalimentari nazionali e internazionali, determinate a smantellare le strategie europee per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura attraverso l’imposizione di limiti più ambiziosi per l’uso di pesticidi e fertilizzanti.

Insomma, le associazioni ritengono che il nuovo Governo potrebbe remare contro a quanto fatto fin’ora, pensando al futuro del settore agricolo non tanto in un’ottica ambientalista quanto legata alla produttività e agli interessi delle lobby.

Quali sono i rischi

I rischi sono molto seri. Come scrive Terra:

Il rischio è che le deroghe alle condizionalità ambientali che l’agricoltura dovrebbe rispettare, approvate in via emergenziale e pretestuosa con l’alibi della guerra in Ucraina, diventino ora strutturali. L’obbligo di mantenere appezzamenti incolti ai margini dei campi, per favorire la ripresa della biodiversità naturale, così come la richiesta di rotazione delle colture, potrebbero essere cancellate per sempre, perdendo il treno della transizione ecologica e compromettendo definitivamente il futuro della nostra agricoltura.

Al contrario, se il Ministro vuole tener fede ai principi della “sovranità alimentare” tanto decantata dovrebbe tutelare:

  • il diritto ad un cibo sano
  • il diritto ad avere cibi prodotti  con metodi ecologici e sostenibili
  • prodotti coltivati e scambiati prevalentemente su base locale e regionale

Invece, almeno dalle prime dichiarazioni, emerge che:

Il pericolo è di alimentare un made in Italy sempre più industriale e votato all’export, per favorire un piccolo gruppo di grandi imprese a scapito della maggior parte dei produttori a carattere familiare, che in Italia sono più del 90%. A queste centinaia di migliaia di persone, così come alla maggioranza dei cittadini e consumatori che chiedono un cibo ecologico e una produzione ambientalmente sostenibile, il nuovo Ministro sta dando una pessima risposta.

Staremo a vedere le scelte che farà in futuro.

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Fonte: Terra!

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