Così l’Europa sta per deregolamentare i nuovi OGM (Italia in testa), con la “scusa” della siccità

L'Europa alle prese con siccità, declino della fertilità del suolo e carenza di fertilizzanti, potrebbe decidere di allentare le norme sull'uso dei nuovi OGM. La maggior parte dei ministri dell'Agricoltura sembra essere d'accordo con questa linea di pensiero

In una riunione dei ministri dell’agricoltura dell’Ue, che si è tenuta venerdì scorso, si è discusso di un possibile allentamento delle norme sugli organismi geneticamente modificati (OGM) che consenta l’uso dell’editing del genoma nelle piante coltivate. L’intento è quello di aumentarne la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici e far fronte alla crisi geopolitica.

In pratica, la maggior parte dei ministri europei intende sostenere il settore di fronte alla crescente siccità e alle perdite di resa, di fatto spingendo sulla Commissione europea affinché renda “più morbide” le regole sulle Nuove Tecniche Genomiche (NGT). Queste, grazie all’alterazione dei genomi, sarebbero in grado di favorire alcune caratteristiche delle piante, tra cui ad esempio una maggiore tolleranza alla siccità.

Secondo quanto riporta Euractiv, che fa riferimento ad una fonte interna alla riunione, sarebbero molti gli Stati membri favorevoli (tra cui l’Italia), mentre solo pochi Paesi hanno evidenziato la necessità di mantenere un approccio precauzionale e di fornire un’adeguata informazione ai consumatori. Tra i più cauti ci sarebbe il ministro dell’agricoltura tedesco Cem Özdemir.

A differenza degli OGM di prima generazione, nei cosiddetti “nuovi Ogm, l’editing del genoma non richiede l’aggiunta di transgeni di altre specie come marker dell’avvenuta modificazione genetica desiderata. Nonostante questo, però, nel 2018 la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che tali metodi rientrano comunque nella legislazione dell’Ue del 2001 che regola gli OGM.

Ciò ha comportato una quasi paralisi del settore, sono infatti poche le società di ricerca dell’Ue e molte si sono trasferite negli Stati Uniti o in altri mercati non europei, dove ci sono regole decisamente meno rigide.

Ma ora, con la “scusa” della siccità, dei cambiamenti climatici e della difficile situazione internazionale, l’Ue potrebbe fare dietrofront e per migliorare la competitività della sua agricoltura, dare il via libera ai nuovi Ogm.

La posizione degli Stati membri in merito è molto importante e può essere decisiva, la Commissione sta attualmente lavorando proprio per riscrivere il quadro giuridico relativo agli Ogm e la maggioranza sembra spingere per una deregolamentazione.

Come ha dichiarato il ministro dell’agricoltura ceco Zdeněk Nekula:

Potrebbe essere il momento di ripensare alcuni approcci tradizionali alla produzione alimentare a favore di nuove tecniche moderne.

A detta dei sostenitori, uno dei principali vantaggi dei nuovi Ogm sarebbe la possibilità di ridurre la dipendenza da pesticidi e fertilizzanti.

Prima di poter essere adottata, però, la proposta – prevista per la seconda metà del 2023 – dovrà essere discussa e approvata dal Consiglio e dal Parlamento. Ma l’Ue sembra da tempo propendere per una deregolamentazione, nonostate siano molti i pareri contrari degli esperti.

Vi abbiamo parlato nei seguenti articoli di scienziati, agricoltori e associazioni che, dati e motivazioni alla mano, si battono contro i nuovi Ogm:

In Italia è anche stata lanciata una petizione per dire no alla deregolamentazione dei nuovi Ogm.

Ma il Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli aveva già da tempo dichiarato apertamente che l’Italia avrebbe “fatto il possibile” per assicurare una normativa ad hoc per le nuove biotecnologie (nonostante il rischio che i nuovi OGM non siano più tracciati né etichettati e che li troveremo nei nostri piatti senza saperlo).

“Questo è totalmente inaccettabile – aveva spiegato in replica Stefano Mori, coordinatore di Crocevia – L’Italia è un paese libero da OGM dal 2001 e che questo ha prodotto un vantaggio comparato per la produzione agroalimentare italiane non solo per quelle biologiche ma per l’insieme delle produzioni convenzionali: una garanzia che ha un peso determinante anche sulle esportazioni in Europa”.

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Fonte: Euractiv

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