‘Vota NO agli allevamenti intensivi’, il blitz di Greenpeace con un maiale gigante davanti al PE

Il blitz di Greenpeace che questa mattina ha manifestato davanti al Parlamento Europeo per chiedere di dire NO al finanziamento degli allevamenti intensivi nel voto che riformerà la PAC e stabilirà i sussidi per il settore zootecnico.

Il blitz di Greenpeace che questa mattina ha manifestato davanti al Parlamento Europeo per chiedere di dire NO al finanziamento degli allevamenti intensivi nel voto che riformerà la PAC e stabilirà i sussidi per il settore zootecnico.

Allevamenti intensivi o aziende ecologiche, l’Europa da che parte sta? Lo sapremo domani quando i membri della Commissioni Agricoltura del Parlamento decideranno sul futuro dell’agricoltura nella UE e in particolare sui sussidi per il settore zootecnico. E proprio per mettere pressione agli europarlamentari e chiedere loro di schierarsi contro i grandi allevamenti intensivi che questa mattina gli attivisti di Greenpeace hanno manifestato davanti al Parlamento europeo con un gigantesco maiale in gabbia, accompagnato dalla scritta “Vota NO agli allevamenti intensivi” declinata in tutte le lingue dell’Unione.

Domani 2 aprile, infatti, la Commissione sarà chiamata a votare un piano per riformare la PAC, incluse le norme che regolano i finanziamenti pubblici al settore zootecnico. L’associazione chiede di tagliare i sussidi agli allevamenti intensivi e di utilizzarli per sostenere la transizione verso un modello di agricoltura più sostenibile e rispettosa del clima e degli animali.

«Gli europarlamentari si trovano davanti ad una scelta evidente: sostenere le aziende ecologiche o il sistema degli allevamenti industriali che inquina l’ambiente, contribuisce al riscaldamento globale e spinge le piccole realtà fuori dal mercato. Il denaro pubblico dovrebbe sostenere le aziende nella transizione verso modelli produttivi ecologici e smettere di finanziare gli allevamenti intensivi», dichiara Federica Ferrario Responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.

In appena 8 anni, tra il 2005 e il 2013 nella UE si sono perse più di 3,7 milioni di aziende agricole, un trend che anche in Italia ha visto chiudere i battnti tra il 2004 e il 2016 oltre 320 mila ditte agricole, pari al 38 per cento in meno e contemporaneamente è aumentato il numero delle aziende grandi e molto grandi. Come pure è aumentata la produzione di bestiame da macello, proveniente per il 72 percento dai grandi allevamenti intensivi europei.

«Le aziende agricole di piccole dimensioni stanno scomparendo a ritmi allarmanti insieme ai loro prodotti di qualità», avverte Ferrario. «Se si vuole davvero tutelare il nostro Made in Italy è ora di utilizzare il denaro pubblico per sostenere le piccole aziende che producono in modo sostenibile, invece di aiutare le grandi a diventare sempre più grandi. Chiediamo agli europarlamentari italiani di fare la scelta giusta», conclude.

Oltre al discorso economico ed etico del benessere animale, bisogna considerare anche le grandi quantità di ammoniaca provenienti dai maxi allevamenti, i residui di pesticidi e fertilizzanti chimici per la produzione del mangime, che inquinano acqua, terra e aria, oltre che l’elevato ricorso agli antibiotici che mina seriamente la salute pubblica. Il tutto con i nostri soldi. Usati per finanziare i profitti di pochi.

Gli stessi interessi che speriamo domani non prevalgano nel momento del voto.

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Simona Falasca

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