L’agguato mafioso al Presidente del Parco dei Nebrodi, solidarietà a Giuseppe Antoci

Un agguato notturno lungo una strada del messinese, contro l’auto blindata su cui viaggiava il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, sotto scorta da diversi mesi per aver ricevuto minacce e intimidazioni. Il tutto a causa della sua lotta per riportare la legalità all’interno del territorio del Parco e sottrarre alla mafia delle aree utilizzate abusivamente per il pascolo.

Un agguato notturno lungo una strada del messinese, contro l’auto blindata su cui viaggiava il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, sotto scorta da diversi mesi per aver ricevuto minacce e intimidazioni. Il tutto a causa della sua lotta per riportare la legalità all’interno del territorio del Parco e sottrarre alla mafia delle aree utilizzate abusivamente per il pascolo.

Nella notte tra il 16 e il 17 maggio scorsi, alcuni banditi hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco contro l’auto su cui viaggiava Antoci, dopo che quest’ultima era stata costretta ad una brusca frenata a causa della presenza di massi sulla carreggiata. Il presidente del Parco dei Nebrodi, che ricopre questa carica dal 2013 e che stava rincasando dopo aver preso parte ad una manifestazione, si è salvato soltanto grazie alla blindatura dell’auto e alla presenza della scorta e di una volante della polizia, che ha risposto al fuoco, mettendo in fuga i malviventi.

Sia Antoci che gli uomini della scorta sono usciti illesi dal conflitto a fuoco, mentre nel punto dal quale gli assalitori hanno sparato sono state rinvenute delle tracce di sangue, segno che almeno uno dei malviventi potrebbe essere rimasto ferito. Sul posto sono anche state trovate due molotov.

“È stato un agguato” – ha raccontato lo stesso Antoci“sono stato bloccato mentre tornavo da una manifestazione a Cesarò. A un tratto abbiamo trovato dei grossi sassi sulla strada. Neanche il tempo di capire cosa è successo che siamo stati crivellati dalle pallottole. Un uomo della scorta si è buttato su di me, e a salvarci la vita è stato il vice questore Manganaro che per caso era dietro di noi su una volante. Sparando ha messo in fuga gli assalitori. Sono certo di chi siano i mandanti, sono i mafiosi dei Nebrodi ma anche la ‘ndrangheta, perché il protocollo che abbiamo messo in atto qui in Sicilia sarà applicato anche in Calabria. Il Consiglio regionale si è già determinato sulla sua approvazione. So chi mi vuole morto. […] È stata una notte drammatica, ma sto bene. Il mio grazie va alla polizia per avermi salvato la vita. Il mio impegno non si ferma e vado avanti.”

Sulla vicenda sta indagando la Direzione investigativa antimafia di Messina, mentre le autorità hanno già deciso di rafforzare la tutela ad Antoci, “colpevole”, agli occhi della criminalità organizzata, di aver introdotto un protocollo che prevede la necessità di presentare una certificazione antimafia per tutti i terreni del Parco in affitto a privati. Un protocollo che, nei mesi scorsi, ha portato a delle verifiche e alla revoca di assegnazioni per circa 4200 ettari di terreno e che è poi stato esteso dal Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, a tutti gli enti regionali.

Nelle ultime ore, il presidente Antoci ha ricevuto diversi attestati di stima e solidarietà, sia dalla politica che dal mondo delle associazioni.

antoci mafia

“Al presidente del Parco dei Nebrodi” – ha dichiarato ad esempio Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente“deve arrivare la solidarietà e il sostegno di tutti coloro che credono nella legalità. Tutelare il territorio e garantire il rispetto delle leggi non può essere solo l’atto di coraggio di un singolo: per affermare i diritti di tutti e il bene comune, la politica della legalità deve essere condivisa e sostenuta da tutta la comunità.”

“Quello che è successo dimostra quanto la mafia sia ancora forte in quel territorio e quanto siano importanti gli atti posti in essere da Antoci.” – le ha fatto eco Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia“Sotto la sua gestione è stato adottato, infatti, il primo protocollo di legalità in Italia che contiene le linee guida per contrastare i tentativi d’infiltrazione mafiosa proprio nelle procedure di concessione a privati di beni compresi nel territorio di un Parco. L’atto ha ottenuto importanti risultati: la revoca di numerose concessioni di appezzamenti di terreno a scapito di interessi mafiosi. Ad Antoci chiediamo di continuare il suo fondamentale lavoro a difesa della legalità e del territorio. Tutta la Legambiente gli è vicina e sosterrà, in ogni modo, il suo operato”.

Lisa Vagnozzi

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