Qual è il pesticida più presente nelle acque di fiumi e laghi italiani? Il Glifosato secondo il Rapporto Ispra 2020

Nelle acque italiane ci sono 299 sostanze inquinanti, tra le più presenti e in concentrazioni superiori ai limiti ambientali c'è il glifosato

Il nuovo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sui pesticidi nelle acque italiane, fotografa una situazione sempre più preoccupante. Sono state trovate ben 299 sostanze inquinanti in laghi, fiumi ma anche nelle acque sotterranee del nostro paese, di cui quella più presente è il glifosato.

Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2020 (con dati del 2017 – 2018)  è andato alla ricerca di 426 sostanze inquinanti nelle acque superficiali e sotterranee del nostro paese trovandone ben 299. Si tratta soprattutto di insetticidi ma tra gli inquinanti non poteva mancare il glifosato che anzi si è aggiudicato il primo posto tra le sostanze nocive più diffuse, e sopra i limiti ambientali, nelle acque del nostro paese.

Le analisi hanno valutato 16.962 campioni presi in 4775 differenti punti di campionamento. Diversi pesticidi sono stati individuati nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio delle acque superficiali mentre in quelle sotterranee sono stati trovati nel 32,2% dei 2.795 punti.

Si trattava spesso di concentrazioni molto basse, frazioni di µg/L (parti per miliardo) ma, nonostante questo, l’Ispra sottolinea che:

“gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse. Sono state cercate complessivamente 426 sostanze e ne sono state trovate 299. Gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza del passato, quando erano gli erbicidi”.

L’Ispra sottolinea inoltre che le indagini vengono svolte a livello regionale e, per questo, si scontano importanti disomogeneità che non consentono un confronto tra diverse aree. In pratica la copertura ed efficacia dei monitoraggi è molto differente e porta quindi a risultati diversi.

“Differenze significative, infatti, ci sono nella densità della rete di monitoraggio, nelle prestazioni dei laboratori che operano spesso con diverse capacità di analisi; il numero delle sostanze cercate, infine, varia sensibilmente da regione a regione. Occorre quindi tener conto di questi fattori e distinguere tra l’elevata qualità di indagine – che porta e numerosi rilevamenti, anche se talvolta a livelli di concentrazione molto bassi – rispetto ad una inferiore che non rileva la presenza dell’inquinante a concentrazioni anche significative con migliore capacità di analisi”.

Considerando tutto questo, livelli di contaminazione più diffusi sono stati trovati, come già era avvenuto nei rapporti precedenti, nella pianura padana. Ciò dipende non solo dalle intense attività agricole e dalla particolare situazione idrologica dell’area ma anche dal fatto che le indagini sono generalmente più efficaci nelle regioni del nord.

Quello che evidenzia il rapporto, comunque, è un peggioramento generale della situazione:

“In questa edizione del Rapporto sono presenti i dati di tutte le Regioni, e anche in zone dove prima non evidenziata, emerge ora una significativa presenza di pesticidi nelle acque”.

Dal 2009 al 2018, nelle acque superficiali i punti dove è stata trovata presenza di pesticidi è aumentata di circa il 25% mentre in quelle sotterranee di circa il 15%.

Nelle acque superficiali, 415 punti di monitoraggio (il 21% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali.  Le sostanze che hanno superato più spesso questi limiti sono erbicidi a base di glifosato e il suo metabolita AMPA, ma anche il metolaclor e i fungicidi dimetomorf e azossistrobina.

Nelle acque sotterranee, invece, 146 punti (il 5,2% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze che più spesso hanno superato i limiti sono glifosato e AMPA, il bentazone e i metaboliti atrazina desetil desisopropil e i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil.

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@ispra

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La media delle sostanze trovate contemporaneamente in un campione è di 4 ma si è arrivati ad un massimo di 56 inquinanti tutti insieme.

Una situazione non certo rosea quella delle acque italiane e un possibile rischio anche per la salute umana dato che, come sottolinea l’Ispra:

“Si deve tenere conto che l’uomo, come altri organismi, sono spesso esposti a miscele di sostanze chimiche di cui non si conosce la composizione e, quindi, non si può valutarne il rischio”.

Fonte: Ispra

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