Cambiamenti climatici: al 99,999% è tutta colpa nostra. Lo studio che lo dimostra

I cambiamenti climatici al 99,999 sono colpa dell'uomo. Sembra quasi un'ovvietà ma un nuovo studio basato su 40 anni di dati satellitari lo ha ulteriormente messo su bianco. Non abbiamo giustificazioni: il riscaldamento globale è colpa nostra

I cambiamenti climatici al 99,999 sono colpa dell’uomo. Sembra quasi un’ovvietà ma un nuovo studio basato su 40 anni di dati satellitari lo ha ulteriormente messo su bianco. Non abbiamo giustificazioni: il riscaldamento globale è colpa nostra.

A poco servono le scuse di chi ancora si ostina a negare l’evidenza. La nuova analisi condotta dagli scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory della California ha raggiunto il cosiddetto “gold standard” delle prove scientifiche.

In altre parole, c’è solo una possibilità su un milione che i cambiamenti climatici in corso possano essere stati causati da qualcosa diverso dall’umanità.

Il gold standard e il livello cinque sigma

La loro analisi ha esaminato i tre più grandi set di dati satellitari usati dagli scienziati del clima negli ultimi 40 anni: due di essi hanno raggiunto il gold standard di certezza nel 2005, il terzo lo ha fatto nel 2016.

Che significa? La probabilità che le attività umane stiano facendo aumentare le temperature sulla Terra hanno raggiunto un livello di “cinque sigma”, un indicatore statistico secondo cui c’è solo una possibilità su un milione che non sia così. Quel livello di certezza, molto raro nella ricerca scientifica, dà l’esatta misura dell’impatto dell’umanità sul pianeta.

I dubbi sarebbero davvero pochi. Basti pensare che il “gold standard” è stato applicato nel 2012 per confermare la scoperta della particella subatomica del bosone di Higgs, uno degli elementi costitutivi dell’universo.

A sostegno della loro tesi, gli scienziati hanno chiamato in causa il celebre rapporto Charney, pubblicato nel 1979 dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti basato sul rapporto tra biossido di carbonio e clima.

“Le principali scoperte del rapporto sono invecchiate molto bene”, ha dichiarato Mark Zelinka, scienziato del clima di LLNL, anch’egli coautore del documento. In una delle conclusioni chiave del rapporto, Charney e i suoi coautori hanno stimato che il riscaldamento globale più probabile legato a un raddoppio di CO2 sarebbe stato vicino ai 3°, con un probabile errore di 1,5°.

“Questa stima concorda con la nostra attuale comprensione, ma ora è sostenuta da una montagna di prove che non esistevano nel 1979 “, ha osservato Zelinka.

Prove inconfutabili, previsioni che a distanza di 40 anni sono vicinissime alla realtà attuale.

“L’umanità non può permettersi di ignorare segnali così chiari”, ha detto il team di ricerca, il cui studio è stato pubblicato su Nature Climate Change.

“Il racconto secondo cui gli scienziati non conoscono la causa dei cambiamenti climatici è sbagliata”, ha detto a Reuters Benjamin Santer, autore principale dello studio. “Noi la conosciamo”.

Secondo gli scienziati, l’utilizzo dei combustibili fossili sta causando inondazioni, siccità, ondate di calore e innalzamento del livello del mare.

La speranza è che questa nuova scoperta possa finalmente spingere all’azione riducendo il ricorso alle fossili e favorendo le rinnovabili.

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Francesca Mancuso

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