Questo è inaspettatamente l’antidepressivo naturale più efficace di tutti, si trova nel terreno e ti rende più felice e rilassato

Gli antidepressivi naturali presenti nel terreno possono migliorare il tuo umore, rendendoti più rilassato e più felice. Questo spiega il grande potere terapeutico ad esempio del giardinaggio

Di sporcizia non è mai morto nessuno” dicevano le nostre nonne – ed è vero. Ma c’è di più: vivere a contatto con lo sporco renderebbe addirittura più felici e meno stressati. Ma attenzione al tipo di sporco, ovviamente: non dobbiamo trasferirci in una discarica per vivere una vita più appagante! Ciò che dobbiamo fare per coltivare ed accrescere il nostro benessere psichico è piuttosto riconquistare il contatto con la natura, con la campagna – fatto anche di contatto con il terreno, con gli animali, con l’aria buona della campagna.

Sappiamo che trascorrere troppo tempo chiusi fra le quattro mura di casa può avere effetti molto negativi sulla nostra psiche, e questi anni di pandemia ce lo hanno insegnato bene: insonnia, depressione, ansia e problemi relazionali sono i mali dei nostri tempi – accompagnati, ovviamente, dalla pandemia da Coronavirus che ancora miete vittime. La pandemia che abbiamo vissuto, inoltre, ha portato ad un’estrema intensificazione delle pratiche igieniche e della pulizia (personale e degli ambienti), una forma di contrasto alla diffusione dell’epidemia suggerita dagli scienziati di tutto il mondo: gel disinfettante per le mani, igienizzanti per vestiti e superfici, pulizie profonde e frequenti di tutto ciò che tocchiamo, sanificazione degli ambienti – ogni cosa che tocchiamo può essere potenziale veicolo del virus, e quindi è giusto igienizzarla e disinfettarla.

Ma dimentichiamo per un momento la pandemia e il terrore infuso dal Covid e torniamo con la mente a quando, da piccoli, amavamo pasticciare con le mani nel terreno o nella sabbia, rotolandoci senza paura di sporcarci, alla ricerca di sensazioni tattili gradevoli, in quella forma di esperienza infantile del mondo in cui ogni piccola cosa è una scoperta. Ci divertivamo, e anche parecchio…ma c’è una spiegazione scientifica a questo fenomeno o sono solo i ricordi dell’infanzia edulcorati dal filtro del tempo che è passato? In realtà, un fondamento di scientificità in quella sensazione gradevole e benefica c’è: esiste infatti un microbo, presente nel terreno, che ha effetti benefici sul nostro umore poiché stimola il rilascio della serotonina, l’ormone della felicità.

È il Mycobacterium vaccae, chiamato così perché isolato per la prima volta nello sterco di una mucca. Uno studio condotto dai ricercatori di Bristol qualche anno fa ha dimostrato come questo abbia effetti positivi sul cervello umano, portandoci ad essere più felici e rilassati, e a risentire meno dello stress: sono stati analizzati gli effetti di questo microbo su pazienti malati di cancro, che hanno riportato in generale una migliore qualità della vita e una minore tendenza allo stress e al nervosismo. Insomma, questo minuscolo batterio sembrerebbe proprio un antidepressivo naturale, privo di effetti collaterali ma che provocherebbe – proprio come gli antidepressivi prodotti in laboratorio – una sorta di “dipendenza”. Questo è uno dei motivi per cui stare all’aria aperta e a contatto con gli animali ci fa stare così bene dal punto di vista psicologico, e perché le persone che curano un orto o un giardino sono tendenzialmente più felici: respirando questo microbo o venendone a contatto con le mani, stimolano il rilascio di serotonina.

Come fare per trarre anche noi vantaggio da questa scoperta scientifica? Fuggiamo nella natura ogni volta che possiamo: basta anche una passeggiata nel parco o in un bosco per iniziare ad apprezzare i benefici di questo microbo. In alternativa, organizziamo vacanze a contatto con la natura e rotoliamoci nel terreno, abbracciamo le mucche e raccogliamo a mani nude i frutti dagli alberi: saremo più felici e rilassati, e ci porteremo anche a casa, in città, questa splendida sensazione – gli effetti del Mycobacterium vaccae restano fino a tre settimane dopo l’esposizione alla natura.

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Fonte: NCBI

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