Salvate decine di Jack Russell Terrier da un allevamento degli orrori, dove i cuccioli venivano mutilati e lasciati al gelo

Chiuso un allevamento lager per Jack Russell Terrier nel Michigan, attivisti portano in salvo decine di cani sottoposti a terribili torture

Maltrattati, lasciati al gelo, chiusi in piccole gabbie: per anni i cani dell’allevamento John’s Jack Russell Terriers del Michigan hanno vissuto un’esistenza infernale, prima di essere venduti per centinaia di euro ciascuno. L’incubo si è finalmente concluso soltanto lo scorso fine settimana, quando gli attivisti di diverse organizzazioni animaliste – dopo quattro giorni di chiamate insistenti e mail allo sceriffo della contea di Missaukee – hanno fatto irruzione nella struttura, portando in salvo decine di Jack Russell.

Cuccioli mutilati, lasciati senza acqua e al gelo

A scoperchiare il vaso di Pandora era stato un operatore sotto copertura dell’organizzazione no-profit PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), che alla fine del 2021 aveva documentato quanto accadeva in quell’allevamento degli orrori.

L’allevatore, che era già stato segnalato anni fa, teneva i poveri cani in gabbie d’acciaio, in mezzo al fango, alla spazzatura e all’urina. E persino nei mesi più freddi gli animali venivano lasciati sotto la neve e la pioggia, fracidi e a tremare per il freddo.

Oltre a non avere spazio per muoversi, ai cani era negata persino l’acqua. Spinti dalla sete, alcuni cani sono riusciti a fare persino dei buchi nel ghiaccio per riuscire a leccare un po’ d’acqua. Ma le atrocità non finiscono qui.

Come mostrano le terribili immagini della PETA, l’uomo era solito mutilare i cuccioli di Jack Russell Terrier, lasciandoli agonizzanti: la coda veniva tagliata senza alcun anestetico e con l’utilizzo di strumenti come il tagliaunghie. Una vera e propria tortura.

I poveri cani non erano sottoposti soltanto a sofferenze fisiche, ma anche ad uno stress spaventoso che li spingeva a saltare continuamente e a ad appendersi alle gabbie di metallo, abbaiando senza sosta. Durante l’investigazione sotto copertura l’attivista della PETA si è imbattuto persino in un cane ormai morto, con la bocca piena di paglia e foglie.

Per fortuna, adesso, questo lager per animali ha chiuso i battenti, ma per i cani sopravvissuti non sarà facile riuscire a superare i numerosi traumi subiti…

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Fonte: PETA

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