Geotermia: secondo la Fao più cibo per i paesi in via di sviluppo. E i rischi?

La geotermia potrebbe aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre la carenza alimentare. Utilizzare il calore naturalmente prodotto dalle Terra, infatti, offrirebbe nuove possibilità per l'agricoltura. È quanto sostiene la Fao nel suo nuovo studio “Uses of Geothermal Energy in Food and Agriculture” (Usi dell'Energia Geotermica nel Settore Agricolo e Alimentare). Ma a quali costi e con quali rischi?

La geotermia potrebbe aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre la carenza alimentare. Utilizzare il calore naturalmente prodotto dalle Terra, infatti, offrirebbe nuove possibilità per l’agricoltura. È quanto sostiene la Fao nel suo nuovo studio “Uses of Geothermal Energy in Food and Agriculture” (Usi dell’Energia Geotermica nel Settore Agricolo e Alimentare). Ma a quali costi e con quali rischi?

Il geotermico è una delle fonti rinnovabili più discusse. Un esempio nostrano è quello che riguarda il Monte Amiata, in Toscana, dove l’impianto di Enel Green Power non è né rinnovabile né sostenibile. Secondo il Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata, le attuali coltivazioni geotermiche in Toscana hanno un pesante impatto ambientale.

Ma la Fao è di tutt’altro avviso. Nei paesi che ancora oggi devono vedersela con la malnutrizione, la possibilità di sfruttare il flusso di energia termica proveniente dal centro della terra, darebbe opportunità “uniche per una produzione ed una lavorazione del cibo più efficienti e sostenibili”.

In alcuni paesi in via di sviluppo, infatti, circa la metà di tutto il cibo prodotto si perde dopo il raccolto a causa della mancanza di energia a prezzi accessibili per la lavorazione, secondo il rapporto.

Da qui la necessità di sfruttare l’energia termica per essiccare i cibi, pastorizzare il latte e sterilizzare i prodotti, a vantaggio della sicurezza alimentare.

Dove. Secondo la Fao, i paesi in via di sviluppo che trarrebbero i vantaggi maggiori dall’utilizzo dell’energia termica in agricoltura vi sono quelli della cosiddetta Cintura di Fuoco lungo la Placca del Pacifico, come il Messico, l’Indonesia, le Filippine e vari paesi lungo la Costa Pacifica dell’America Meridionale. Ma anche l’Etiopia e il Kenya, la Romania e la Macedonia.

Dove esiste già. Sono 38 i paesi che utilizzano già l’energia geotermica per la produzione agricola, e circa 24 la usano per produrre elettricità, con Islanda, Costa Rica, El Salvador, Kenya, Nuova Zelanda e Filippine che soddisfano oltre il 10% del loro fabbisogno energetico tramite fonti di calore naturali.

Perché proprio il geotermico? A rispondere a questa domanda è stato Carlos da Silva, Economista Agro-alimentare Senior della Divisione Infrastrutture Rurali e Industrie Agricole della FAO (AGS):

È una fonte di energia rinnovabile, pulita e a basso costo, una volta fatti gli investimenti iniziali per poterla canalizzare e sfruttare. Usando una fonte di energia pulita, si prendono in considerazione non solo i costi ma anche gli impatti ambientali della produzione e della lavorazione del cibo”.

Tra gli altri vantaggi sottolineati dalla Fao anche il fatto che con la geotermia si ridurrebbero le emissioni inquinanti prodotte dal settore agricolo: “Mentre il petrolio e il gas possono essere cari e difficilmente disponibili in molte parti del mondo, i 42 milioni di megawatt (MW) di energia che si stima vengano irradiati dai 5000 gradi celsius del centro della terra non si esauriranno prima di miliardi di anni”.

Le sfide, secondo la Fao, riguardano soprattutto i costi di avviamento. Ma dietro la geotermia c’è molto altro. Se da una parte è vero che potrebbe aiutare i paesi in via di sviluppo sotto l’aspetto della sicurezza alimentare, dall’altra avrebbe conseguenze già documentate. Un esempio su tutti: la Svizzera. Qui, ad agosto del 2013, nel Cantone di San Gallo, si sono verificare una serie di terremoti causati dalle trivellazioni legate a un progetto di sfruttamento della geotermia. Strana coincidenza: le scosse sono terminate proprio quando la trivella si è fermata.

L’energia geotermica è davvero così sicura?

Francesca Mancuso

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