NUMERO ZERO: il co-housing che parte dal centro di Torino

Inizia da Porta Palazzo, il quartiere più multietnico e vivace di Torino, l'avventura di Numero Zero, la piccola cooperativa nata attorno al progetto di co-housing della città sabauda, uno tra i primi in Italia. greenMe.it ne parla con Chiara Mossetti e Elena Lanfranchi,

Inizia da Porta Palazzo, il quartiere più multietnico e vivace di Torino, l’avventura di Numero Zero, la piccola cooperativa nata attorno al progetto di co-residenza della città sabauda, uno tra i primi in Italia.

Inizia così, posizionandosi nel cuore pulsante della città, tra vecchie generazioni di torinesi e nuove generazioni di immigrati, tra i profumi del mercato e quelli del cous cous, il progetto che ha visto riunirsi i primi 6 nuclei familiari che andranno ad abitare la palazzina situata in Via Cottolengo 4.

Un progetto atipico rispetto ai classici modelli di co-housing di cui ci ha parlato anche Vincenzo Petraglia nel suo articolo, solitamente caratterizzati dalla compresenza di 30-40 alloggi, concentrati in aree sub urbane, se non in campagna. Qui, al contrario si è pensato di iniziare dal centro urbano, mettendo insieme poche persone, tutte fortemente motivate e tutte pronte a portare avanti una sfida già iniziata qualche mese fa con l’acquisto del palazzo.

“Abbiamo dovuto scegliere in fretta. C’era un’altra offerta contemporanea alla nostra e avevamo pochissimo tempo per decidere. Il mercato certo non aspetta e quindi nel giro di pochi giorni abbiamo costituito la cooperativa e sebbene la formazione non fosse al completo – mancano ancora due nuclei familiari per riempire il palazzo – ci siamo detti che non potevamo farci sfuggire questa occasione: la posizione e la struttura ci sembravano perfetti. ” Così ci raccontano l’inizio di questa avventura Chiara Mossetti e Elena Lanfranchini, due delle future inquiline di Via Cottolengo 4.

Entrambe fanno parte di Numero Zero, la cooperativa nata da CoAbitare, un’associazione costituita due anni fa con l’intento di promuovere e diffondere il modello di co-housing anche in Italia.

“Nel corso di questi anni – ci dice Chiara – ci siamo adoperati molto per studiare le altre esperienze europee e i modi per declinarle all’interno della cultura italiana: abbiamo analizzato numerosi siti, valutato i passaggi burocratici e le questioni economiche. Non avevamo ancora trovato il posto giusto e soprattutto le persone con cui iniziare. Per Numero Zero tutto è andato avanti in fretta e nella convinzione che fosse la scelta migliore”.

Prima di Numero Zero, Elena e Chiara non si conoscevano. Elena è ricercatrice all’Università di Torino e Chiara è Architetto. Si sono incontrate mosse dalla volontà comune di intraprendere un nuovo modo di abitare. “Se comprare una casa è già normalmente difficile, comprarla in sei lo è un po’ di più. È ovvio quindi che di fondo ci debba essere sensibilità a certe tematiche e voglia di mettersi in gioco… Noi abbiamo deciso di condividere tutto: dalla scelta del posto, alla formula giuridica migliore per acquistare. E ora siamo impegnati nella fase di progettazione e risistemazione degli spazi. Tutti insieme. È un lavoro complicato, ma anche molto stimolante. E dato l’investimento di energia e tempo, chi fa parte del gruppo ora è fortemente motivato. È per questo che funzioniamo bene”.

Numero Zero, il progetto di co-housing a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo portato avanti da CoAbitare (Forto Matteo Nobili)

Si chiama progettazione partecipata e il gruppo di Numero Zero la porta avanti incontrandosi ogni sabato pomeriggio. Ognuno ha dei compiti precisi: le chiamate alla banca, i rapporti con il comune, le relazioni con le Associazioni di quartiere, la ricerca di materiali, le richieste di preventivi… La presenza di ingegneri e architetti nel gruppo agevola la fase di progettazione, ma tutto viene deciso insieme. Dopo aver affrontato la questione economica – la sola ristrutturazione prevede un costo di 700.000 euro – ora si sta decidendo cosa fare degli spazi comuni. La palazzina infatti ha a disposizione una terrazza, un cortile e diverse aree da adibire ad uso comune.

Chiara soprattutto ci tiene a sottolineare la “valenza sociale che questo tipo di abitare porta con sé. A partire dal fatto che si va a vivere con persone con cui prima ancora di co-abitare intessi dei rapporti che vanno oltre quelli di semplice vicinato. Questo significa avere accanto persone da cui potersi far aiutare o da aiutare o anche semplicemente persone con cui risolvere più facilmente i conflitti. E guardando in prospettiva la possibilità di affrontare in modo diverso la stessa anzianità.”

L’obiettivo principale di Numero Zero, a detta delle protagoniste, è soprattutto quello di riuscire a dare vita ad un modello che sia replicabile sia nelle sue fasi di progettazione – dallo statuto alle dinamiche di negoziazione – sia soprattutto come esperienza durevole nel tempo. “La sfida sarà – dice Elena – riuscire a rendere questa formula abbastanza flessibile da rimanere costante al modificarsi della composizione dei nuclei familiari piuttosto che al semplice passare del tempo”.

Numero Zero

Intanto la casa si sta piano piano definendo. Le previsioni dicono che sarà pronta tra un anno e mezzo circa ma le idee sono già piuttosto chiare.

“Stiamo pensando innanzitutto di creare all’interno del palazzo un micro-nido in grado di accogliere i bambini delle famiglie che risiedono, ma anche aperto all’esterno. Da questo punto di vista ci piacerebbe che gli spazi comuni che prevediamo non siano necessariamente chiusi agli altri, ma che favoriscano l’integrazione specie in un quartiere come Porta Palazzo”.

Ovviamente non manca l’aspetto di eco-sostenibilità della struttura, facilitato anche dal fatto che la ristrutturazione dell’intero palazzo consente oltre che di ammortizzare i costi, di costruire un sistema complesso ma omogeneo e favorevole per tutti.

Chiara ci racconta che si sta dando priorità a tutti quegli accorgimenti che porteranno ad avere nell’immediato un forte risparmio energetico e una riduzione dei consumi cercando di economicizzare un po’ sulle finiture “magari non avremo il pavimento più lussuoso di Torino, ma pagheremo poco per il riscaldamento”. Molta attenzione è data alle soluzioni tecnologiche a secco e ai materiali: pannelli solari per l’acqua calda, una caldaia che lavora a bassa temperatura, un buon isolamento delle pareti, impianti di ventilazione interni,… il tutto con il fine di creare degli spazi sani. Il tentativo è quello di provare a rientrare entro i criteri di CasaClima.

Elena e Chiara sono entusiaste del progetto e non vedono l’ora di cominciare davvero.

Pamela Pelatelli

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook