Bubble Building: a Shanghai l’ufficio gonfiabile che riduce l’impatto ambientale

Si chiama 'Bubble Building' e no, non esiste ancora, ma se verrà costruito a Shanghai potrebbe diventare una meta per gli appassionati di architettura. Di che si tratta? Una sorta di edificio gonfiabile, in grado di tenere lontani i germi ma al tempo stesso di ridurre al minimo l'impoatto ambientale della costruzione che lo 'ospita'

Si chiama ‘Bubble Building‘ e no, non esiste ancora, ma se verrà costruito a Shanghai potrebbe diventare una meta per gli appassionati di architettura. Di che si tratta? Una sorta di edificio gonfiabile, in grado di tenere lontani i germi, ma al tempo stesso di ridurre al minimo l’impatto ambientale della costruzione che lo ‘ospita’.

L’idea è della società italiana 3Gatti, con sede a Roma e Shanghai. 3Gatti ha progettato tale sistema usando dei gonfiabili fatti di nylon bianco antibatterico che verrebbero installati di fronte alle finestre di un ufficio esistente nel centro della città cinese.

All’apparenza potrebbe sembrare un castello gonfiabile gigante e deforme, ma a dispetto delle poco aggraziate forme, questo edificio – se costruito – sarebbe un vero e proprio ufficio mutaforma assolutamente privo di batteri e germi.

I vantaggi ambientali? Tanti. Intanto, lo spazio d’aria tra il tessuto e le finestre dell’edificio funge da isolante naturale in grado di mantenere l’equilibrio della temperatura interna. Inoltre, il nylon crea una ‘micro serra‘, che mantiene la temperatura costante nonostante il tempo esterno.

Le varie bolle di cui si compone la parte esterna della struttura sono state progettate per muoversi con il vento e interagire con le persone all’interno dell’edificio. Quando vi sono i lavoratori, infatti, l’esterno è completamente gonfio per mantenere alta la ventilazione ma una volta che le persone lasciano l’ufficio, la facciata-bolla si sgonfierà.

L’idea originale di 3Gatti era quella di creare un’edificio-icona che fosse un punto di riferimento molto facile da riconoscere, con una propria identità in grado di differenziarsi dal noioso paesaggio urbano.

Unico neo, la mancanza di vista panoramica sull’esterno, un problema non da poco per chi soffre di claustrofobia.

Francesca Mancuso

Foto: Archdaily

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