Le scuole italiane non sono sicure: edifici (e servizi) al collasso

Le scuole italiane sono davvero sicure? Purtroppo la risposta è scontata ed è un no. Il 39% degli edifici ha bisogno urgentemente di interventi di manutenzione mentre il 29,3% è in aree a rischio sismico. È quanto emerge dalla XVI edizione del rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente

Le scuole italiane sono davvero sicure? Purtroppo la risposta è scontata ed è un no. Il 39% degli edifici ha bisogno urgentemente di interventi di manutenzione mentre il 29,3% è in aree a rischio sismico. È quanto emerge dalla XVI edizione del rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente.

Anche se sono aumentati gli investimenti nella manutenzione straordinaria e in quella ordinaria, non basta. Le scuole più sicure si trovano al Nord che guida la graduatoria della qualità con Trento, Reggio Emilia e Forlì.

L’indagine annuale di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica ha preso in esame le strutture e i servizi scolastici della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia.

Un primo passo in avanti è arrivato con la pubblicazione dell’anagrafe scolastica e con lo stanziamento da parte del Governo di maggiori fondi per la manutenzione e la messa in sicurezza degli edifici.

Ma è ancora troppo forte la forte disparità tra Nord, Sud ed isole. Nel nostro paese infatti su 6.310 edifici, circa il 65% è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974. Inoltre, il 39% ha bisogno di interventi di manutenzione urgente, il 29,3% è situato in aree a rischio sismico mentre il 10% è in aree rischio idrogeologico. In località a rischio vulcanico invece il 10,4% degli edifici.

Il 25,1% degli edifici ha eseguito la verifica della vulnerabilità sismica contro il 22,2% del 2013. In lieve calo i dati sui requisiti in materia di accessibilità: scendono all’81,4% gli edifici che hanno i requisiti di legge contro l’84% del 2013. In calo anche le scuole dove sono stati previsti interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche: si passa dall’8,7% del 2013 al 3,8% nel 2014.

Sul fronte della bioedilizia, sono ancora poche le scuole costruite seguendo questi criteri. Sono appena lo 0,6%, mentre solo l’8,7% sono quelle edificate con criteri antisismici. In aumento gli edifici (14,3%) che usano le fonti rinnovabili ma in calo gli scuolabus e gli altri servizi scolastici.

Il ricorso alle energie pulite è passato dal 13,6% del 2013 al 14,3% del 2014. In testa i pannelli fotovoltaici (71,1%), e il solare termico (23,4%).

Tornando ai servizi, solo nel 5,3% delle mense scolastiche si servono pasti biologici, così come la media di prodotti biologici che si attesta al 51,3%. Scendono poi al 55,9% le scuole che nelle mense servono acqua di rubinetto (nel 2013 erano il 65,1%).

Va meglio con la raccolta differenziata: nelle scuole si differenziano soprattutto carta (83,5%) e vetro (63,3%). L’organico passa dal 48,3% del 2010 al 65,6% del 2014.

In testa alla classifica generale troviamo Trento, seguita da Reggio Emilia (2º) e Forlì (3º). Vi sono poi Verbania (4º), Piacenza (5º), Biella (6º), Bolzano (7º), Pordenone (8º), Brescia (9º) e Gorizia (10º). Quest’anno Roma è tra le città escluse dalla graduatoria, perché ha inviato meno del 50% dei dati richiesti.

Ecco la classifica:

scuole2015

“Questi interventi non bastano, c’è bisogno di una programmazione di ampio respiro che poggi su tre linee di azione: messa in sicurezza, manutenzione ordinaria e innovazione delle nostre scuole. Senza dimenticare un piano pluriennale credibile accompagnato da una efficace informazione. La buona scuola deve partire prima di tutto da qui, per questo ci auguriamo che vi sia un vero e concreto cambiamento per la scuola” è stato il commento di Vanessa Pallucchi, responsabile Scuola e Formazione di Legambiente.

Per il dossier completo clicca qui

Francesca Mancuso

Foto: L’Unità

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