Piante al telefono: come ti trasformo le vecchie cabine in mini-serre urbane

Guerrilla gardening e Design partecipativo si incontrano per ridare vita e colore alle cabine del telefono abbandonate e non funzionanti che popolano ancora le nostre città. E' "Piante al Telefono", un progetto ideato per portare delle piccole "serre urbane" in città riqualificando oltre che le cabine anche il marciapiede e soprattutto la partecipazione della collettività.

Guerrilla gardening e Design partecipativo si incontrano per ridare vita e colore alle cabine del telefono abbandonate e non funzionanti che popolano ancora le nostre città. È “Piante al Telefono”, un progetto ideato per portare delle piccole “serre urbane” in città riqualificando oltre che le cabine anche il marciapiede e soprattutto la partecipazione della collettività.

In Italia sono ben novantamila i telefoni pubblici in disuso, di cui 3.650 solo nel comune di Roma. Le care e vecchie cabine telefoniche, che prima dell’avvento del cellulare ci hanno permesso di comunicare con le nostre famiglie ed i nostri amici, sono state abbandonate lungo i marciapiedi e silenziosamente attendono di venire rimosse.

Da qui l’idea della giovane designer Silvia Minenti di dar vita a un movimento virale che, partendo da Roma, si possa diffondere in tutta Italia con l’obiettivo di creare e mappare una vera e propria rete di “serre urbane”, in grado di stimolare e riattivare quel senso di comunità ormai perduto. Come? “Adottando” nel senso letterale del termine, una delle vecchie cabine telefoniche su cui è affisso dal 2011 il cartello “Questa cabina sarà rimossa” e trasformandola da oggetto polveroso vintage a un piccolo spazio verde al servizio dei cittadini. Mini-orti urbani di piante aromatiche di cui prendersi cura ma di cui poter anche usufruire.

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La retata inaugurale di “Piante al Telefono” è avvenuta la scorsa domenica a Roma nel quartiere Prati dove, durante il pomeriggio, un gruppo di volontari guidati da Silvia hanno messo in atto il primo intervento di “riqualificazione green” della cabina che si trova in viale Mazzini 161 (tra l’altro a due passi dalla nostra redazione). Al suo interno hanno trovato casa salvia, basilico, rosmarino e lavanda.

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Come ci ha spiegato Silvia: “Chiunque potrà prenderle o aggiungerne altre, purché se ne abbia cura tutti assieme, diffondendo e moltiplicando il numero di queste nuove serre. L’obiettivo principale del progetto è ricreare quella rete collaborativa che legava gli abitanti di uno stesso quartiere e che la logica consumistica ha ormai cancellato. Quando l’oggetto pubblico viene abbandonato dalle istituzioni perde di dignità e questo legittima la cittadinanza a non averne cura; basterà un solo gesto che ne estenda le sue funzioni – da cabina telefonica a serra – per trasformarlo nuovamente in un oggetto di condivisione e di scambio che, in quanto tale, necessiti la cura e l’attenzione delle persone affinché duri nel tempo.

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Non solo guerrilla gardening, ma un vero approccio sistemico alla progettazione: un’iniziativa questa in cui il designer diviene un facilitatore e non un semplice fornitore di soluzioni: “il suo obiettivo non è più quello di creare un prodotto finito, bensì l’attivazione di un processo di ri-appropriazione, ri-utilizzo e condivisione dell’arredo urbano ormai in disuso. Con la speranza che possa rappresentare quella molla necessaria a riattivare una rete collaborativa della cittadinanza.

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Silvia si rivolge, quindi prima di tutto ai cittadini, ma auspica anche il coinvolgimento delle amministrazioni: “Per ora è tutto auto-finanziato – ci racconta – spero di farne una anche a Milano durante la design week (8-13 aprile a.c.) e trovare qualche istituzione a cui posso interessare finanziare il progetto”.

Cosa possiamo fare noi?

Partecipare al progetto è semplice, mi piacerebbe che gli utenti mappassero le cabine creando un network , quelle esistenti dovranno essere curate dagli abitanti di quel vicinato, le istruzioni all’nterno parlano chiaro : si possono aggiungere piante, averne cura, e prendere ciò che ci serve“.

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Per il momento sembra proprio che il messaggio stia funzionando: “Oggi sono ripassata dalla cabina e con grande sorpresa era ancora là intatta, ed il bar davanti l’aveva davvero già adottata: annaffiata e preso un rametto di rosmarino che serviva“.

I presupposti ci sono tutti, quindi, e allora che aspettiamo a ridare vita alla cabina sotto casa?

Simona Falasca

Per maggiori info: www.piantealtelefono.it e la pagina https://www.facebook.com/piantetelefono

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