L’adolescente che ha scoperto un modo low cost di riciclare l’acqua (contro la crisi idrica)

A soli 17 anni ha aiutato più di 50 mila persone a riciclare l'acqua nelle loro case e vorrebbe che il riutilizzo delle acque grigie seguisse una tendenza simile a quella del riciclo della carta e della plastica

Quando aveva 11 anni, Shreya Ramachandran – mentre visitava la California rurale per una competizione di tiro con l’arco – notò per la prima volta gli effetti della siccità di cui soffrivano gli agricoltori della zona. Non molto tempo dopo, visitando i suoi nonni in India, imparò che la siccità è un problema mondiale che colpisce milioni di persone.

Così Shreya iniziò a fare ricerche online sulla conservazione dell’acqua, e rimase affascinata dai sistemi di acqua grigia – impianti idraulici progettati per riutilizzare l’acqua domestica reindirizzando, ad esempio, l’acqua dalle lavatrici o dei lavandini di casa nei prati e nei cortili. Dopo diversi studi e varie prove, imparò a riutilizzarle a casa sua.

Questa sua curiosità insieme al suo grande impegno l’ha spinta a continuare nello studio e, nel 2016,  a fondare Grey Water Project, un’organizzazione no profit volta a promuovere il riutilizzo sicuro delle acque grigie e della conservazione delle acque, attraverso diverse azioni di sensibilizzazione: seminari in cui dimostra quanto sia facile costruire sistemi di acque grigie utilizzando detergenti organici, collaborazioni con diverse agenzie idriche della California per promuovere il riutilizzo delle acque grigie e sviluppo di percorsi formativi di acque grigie per gli studenti delle elementari di tutto il mondo.

“Finora abbiamo avuto un impatto su più di 50.000 persone e il percorso formativo delle acque grigie è stato utilizzato dagli insegnanti di tutto il mondo soprattutto durante la pandemia”, segnala sul sito del progetto.

La giovane scienziata Shreya Ramachandran ha vinto innumerabili premi per la sua ricerca tra cui il Children’s Climate Prize 2019, è stata nominata finalista globale alla Google Science Fair 2019 e invitata a collaborare con la Global Wastewater Initiative delle Nazioni Unite. Ora va al liceo, si candida ai college ed è già stata accettata alla Stanford University. Desidera studiare biologia e scienze ambientali per continuare con il suo lavoro, ma vorrebbe anche studiare scienze delle pubbliche amministrazioni per contribuire ad applicare la buona scienza.

“Puoi usare la scienza per sviluppare soluzioni innovative, ma è altrettanto importante implementarle”, spiega Shreya.

Quella che cominciò come una semplice curiosità finì per regalarci una grande combattente per l’ambiente, che con il suo esempio ci dimostra come piccole azioni possano fare una enorme differenza.

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