Collaborative Cities: il documentario che va alla scoperta dell’Economia della condivisione

Collaborative cities è l'ambiziosa iniziativa con cui un ragazzo parigino di 23 anni ha deciso di raccogliere e raccontare tutte le migliori esperienze di sharing economy in giro per il mondo e farne un documentario.

A qualcuno il sospetto era venuto. Che il web non ci avrebbe abituato soltanto a subire lo strazio di vedere le fotografie delle vacanze di tutti i nostri amici su Facebook, ma che avrebbe inciso profondamente sui nostri comportamenti quotidiani fino a influenzare il modo con cui gestiamo beni e denaro.

Che la si chiami economia della condivisione, economia 3.0, sharing economy, weconomy o consumo collaborativo non importa. Siamo di fronte a un fenomeno globale che fa nascere comunità di pratica, start-up, iniziative, incontri e soprattutto riflessione.

Collaborative cities è l’ambiziosa iniziativa con cui un ragazzo parigino di 23 anni ha deciso di raccogliere e raccontare tutte le migliori esperienze di sharing economy in giro per il mondo e farne un documentario. Per realizzare il suo proposito, Maxime Leroy, in perfetto stile collaborativo, è partito condividendo la sua idea su KissKissBankBank, una piattaforma di crowdfunding. Ha aperto la sua pagina, si è presentato, ha descritto il suo obiettivo, ha usato tutti i social media in suo possesso per diffonderla e 149 persone hanno creduto in lui donandogli una somma complessiva pari a 14.335 euro, fin superiore rispetto ai 12.800 euro richiesti.

Da qualche giorno è stato ufficialmente aperto il sito web attraverso il quale l’autore, e il team che con lui si muoverà, terrà aggiornati gli utenti sugli spostamenti, gli incontri, le riprese e le peripezie di questa avventura. Lo scopo è quello di toccare undici città tra America del Nord ed Europa (New York, Detroit, Toronto, Portland, San Francisco, Parigi, Londra, Helsinki, Berlino, Barcellona, Milano, Roma) e lì incontrare i protagonisti di questa nuova economia. Amministratori delegati, imprenditori, viaggiatori, utenti o semplici curiosi. Chiunque abbia suggerimenti o iniziative da segnalare in corrispondenza delle città toccate dal tour può farlo scrivendo o contattando il team. In ogni luogo non mancheranno poi incontri durante i quali le persone autoctone potranno intervenire e condividere le esperienze raccolte.

Quando Rachel Botsman, una giovane ricercatrice australiana, pubblicò What is Mine is Yours nel 2010 (il libro che ha aperto gli occhi sul fenomeno) c’erano già, specie negli Stati Uniti, numerosi esempi di network nati su internet e fondati su un nuovo di consumare. Grazie alla tecnologia digitale scambiare, prestarsi, condividere, donare non avvenivano più con le dinamiche cui eravamo stati abituati.

Aziende come Couchsurfing, Airbnb e Zipcar in pochi anni sono diventate dei colossi di questa economia. Milioni di utenti nel mondo viaggiano affidandosi al divano offerto da uno sconosciuto, mettono a disposizione la stanza di troppo che hanno in casa o condividono l’auto, prenotandola quando serve.

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Accanto a loro sono andate moltiplicandosi le start-up, le associazioni, le iniziative di quartiere e i network on line: tutti pronti a ribaltare i modi tradizionali di produrre, distribuire e consumare i beni. Kickstarter rappresenta la più grande piattaforma di crowdfunding americana attraverso la quale chiedere l’aiuto degli altri per realizzare dal prototipo di un orologio a un festival di musica elettronica, Zopa è il network che in Inghilterra ha letteralmente messo in crisi le banche offrendo ai cittadini la possibilità di prestarsi denaro senza passare dal credito bancario, Carpooling è la principale rete europea che aiuta a spostarsi chiedendo un passaggio in auto, Newgusto è la start up italiana attraverso la quale trovare una buona cena a casa di sconosciuti e condividere la tavola, gli spazi di coworking nel mondo sono diventati fucine per giovani professionisti disposti a ridurre al minimo le proprie necessità di ufficio a favore di convivialità e scambio. Attorno proliferano ricerche di mercato e nascono think tank come Ouishare che, a partire dal quartier generale francese, raccoglie professionisti, imprenditori, cittadini e studenti in tutta Europa per testimoniare e diffondere il verbo di questa nuova economia. E proprio Ouishare è uno tra i principali sostenitori di Collaborative Cities.

Il tour che porterà Maxime Leroy in giro per il mondo prenderà il via il 17 settembre a New York e si concluderà a Roma il 12 novembre. L’uscita del film è prevista per l’inizio del 2013.

Pamela Pelatelli

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