Italiani troppo pigri e sedentari, amano il divano più dello sport

Siamo un popolo pigro e sedentario. Solo 1 italiano su 4 pratica sport. La maggior parte dei nostri connazionali è inesorabilmente attirata dal divano e dalla sua comodità, anche se è ben noto che trascorrere troppo tempo seduti – aggiungendo anche il tempo trascorso in ufficio – può risultare deleterio per la salute.

Siamo un popolo pigro e sedentario. Solo 1 italiano su 4 pratica regolarmente uno sport . La maggior parte dei nostri connazionali è inesorabilmente attirata dal divano e dalla sua comodità, anche se è ben noto che trascorrere troppo tempo seduti – aggiungendo anche il tempo trascorso in ufficio – può risultare deleterio per la salute. Gli italiani amano il divano più dello sport, o meglio, amano guardare lo sport dal divano ma lo praticano davvero poco.

La sedentarietà dilaga in Italia e la pigrizia è sempre di buona compagnia. Insomma, gran parte degli italiani non può certo rallegrarsi per meriti sportivi o vantarsi del proprio fisico asciutto e atletico. Non si tratta di trasformarsi improvvisamente in fanatici della palestra e del tapis-roulant, ma di iniziare a fare movimento a partire da corsa dolce e lunghe camminate.

In ogni caso, infatti, quando si parla di sport gli italiani preferiscono il fai-da-te. Sono in pochi ad affidarsi ad un allenatore, a un istruttore o a un personal trainer, al di là dei corsi di gruppo da seguire in palestra, in piscina o nei centri benessere.

Si tratta di quanto emerge dagli ultimi dati messi a disposizione dal Censis. Fare sport e movimento significa prendere contatto con il proprio corpo e con i propri limiti e migliorarsi, sia dal punto di vista della salute fisica che per quanto riguarda il benessere generale. È lo stesso presidente del Censis, De Rita, ad affermarlo.

“Chi fa attività fisica, non solo si prende cura del suo corpo, ma impara a fare i conti con ciò che realmente è al di là di ciò che vorrebbe essere. Al contrario del sedentario, che invece non solo trascura il suo organismo, ma si può dire che nemmeno lo conosce. La sedentarietà è davvero la malattia del secolo, perché è la patologia dell’individuo che, chiuso nel suo soggettivismo, per non scontrarsi coi suoi limiti nemmeno conosce le sue potenzialità”.

Chi è sedentario, insomma, tende a trascurare il proprio organismo e il proprio corpo. Probabilmente non lo conosce abbastanza, non lo mantiene in allenamento e non ne sfrutta le potenzialità. Tanto che la sedentarietà sta diventando la malattia del secolo. Per paura di affrontare i nostri limiti fisici non conosciamo nemmeno le nostre potenzialità perché non ci impegniamo a scoprirle.

Il Censis ha presentato la propria nuova ricerca in occasione del 34esimo Congresso Nazionale della Federazione medico sportiva italiana. Il lavoro porta il titolo di “Sport, medicina e società italiana”.

Ben il 40% degli italiani non fa nessun tipo di attività sportiva. Il 21% non ha nessuna voglia di muoversi, mentre il 47% dei non sportivi ammette che fare del sano movimento potrebbe aiutarlo a vincere il vortice della pigrizia. Dai dati emerge che il 30% dei sedentari comincerebbe a fare attività fisica se avesse i consigli giusti di un esperto.

Non mancano in ogni caso dati positivi: l’88% dei genitori fa svolgere attività sportiva ai propri figli e solo il 22% degli italiani ha rinunciato alla palestra, alla piscina o ad altre attività fisiche a causa della crisi. Ricordiamo che fare lunghe passeggiate e dedicarsi alla corsa leggera è gratis e alla portata di tutte le persone in salute. Secondo il Censis, la sedentarietà è il male del secolo, ma è curabile, e far muovere gli italiani è possibile. Non abbiamo più scuse per fare un po’ di movimento in più.

E intanto la Federazione Medico Sportiva italiana riunita in questi giorni per il Congresso Nazionale propone al Ministero della Salute di far riconoscere la sedentarietà come una vera e propria patologia all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.

Di sicuro una malattia dei nostri tempi alla base di tante altre patologie anche mortali.

Marta Albè

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