Obesità infantile: sotto accusa la campagna shock della “Strong4life”

Le campagne pubblicitarie shock, come quelle lanciate negli ultimi anni contro il vizio dell’alcool, del fumo o contro l’anoressia, possono avere effetti controproducenti e inattesi. È il caso dell’ultima iniziativa contro l’obesità infantile lanciata da Strong4life, movimento creato dal Children's Healthcare di Atlanta, che lo scorso agosto ha diffuso manifesti e video in cui apparivano bambini grassi e goffi alle prese con i chili di troppo. Il tutto accompagnato da didascalie allarmistiche, come: “Potrebbe non sopravvivere ai genitori, oppure “Chubby non è carino se ha il diabete di tipo 2” e ancora “Ha gli occhi del padre, il suo sorriso e probabilmente anche il suo diabete”.

Le campagne pubblicitarie shock, come quelle lanciate negli ultimi anni contro il vizio dell’alcool, del fumo o contro l’anoressia, possono avere effetti controproducenti e inattesi. È il caso dell’ultima iniziativa contro l’obesità infantile lanciata da Strong4life, movimento creato dal Children’s Healthcare di Atlanta, che lo scorso agosto ha diffuso manifesti e video in cui apparivano bambini grassi e goffi alle prese con i chili di troppo. Il tutto accompagnato da didascalie allarmistiche, come: “Potrebbe non sopravvivere ai genitori“, oppure “Chubby non è carino se ha il diabete di tipo 2” e ancora “Ha gli occhi del padre, il suo sorriso e probabilmente anche il suo diabete”.

L’intento era sensibilizzare gli americani sul problema dell’alimentazione e dell’obesità, visto che molti genitori – pur avendo dei figli in terribile sovrappeso – sottovalutano la cosa e non prendono iniziative volte a risolverla; in Georgia, ad esempio, dove la campagna ha avuto inizio, il 75% dei genitori di figli obesi non riconosce la malattia.

D’altro canto, l’impatto delle immagini rischia di produrre l’effetto contrario, provocando una vera e propria stigmatizzazione degli obesi, che una volta presi di mira si trasformano facilmente in bersagli di bulli e bulletti, ghettizzando così chi è affetto dalla malattia.

Ad evidenziare il sottile velo tra campagna di sensibilizzazione e shock controproducente sono intervenuti anche diversi esperti del settore – ripresi anche dal Washington Post e dalla Bbc – evidenziando il rischio di queste campagne particolarmente chiare e forti.
Tra questi anche uno dei funzionari del National Institutes of Health, Alan Guttmacher, per il quale l’iniziativacomporta un forte rischio di stigma” e “rischi per la salute psicologica” dei più piccoli.

strong4life

Insomma, tutto questo rumore potrebbe portare a far ricadere la responsabilità dell’obesità proprio sui bambini che ne sono affetti, peggiorando terribilmente la loro condizione psicologica.

Ancora una volta quindi, la comunicazione e la diffusione di una dieta sana si rende più che mai necessaria, sia per grandi che per i piccoli. Ma per fare tutto questo è necessaria un’azione programmata, sinergica e continuativa, che coinvolga le famiglia, la scuola e le istituzioni, e in grado di far fare agli americani un balzo in avanti. Perché l’alimentazione è anche cultura.

Verdiana Amorosi

 

 

 

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