Come spiegare il terremoto ai bambini

La terra trema e in pochi attimi porta via affetti, case e punti di riferimento a tante persone. Questa volta è toccato al centro Italia e la cosa ci colpisce molto da vicino. Già noi adulti non riusciamo a farci una ragione di ciò che è accaduto ma ancora più difficile è spiegare il terremoto ai bambini.

La terra trema e in pochi attimi porta via affetti, case e punti di riferimento a tante persone. Questa volta è toccato al centro Italia e la cosa ci colpisce molto da vicino. Già noi adulti non riusciamo a farci una ragione di ciò che è accaduto ma ancora più difficile è spiegare il ai bambini.

Il terremoto è un evento traumatico molto forte che costringe chi lo vive in prima persona ad abbandonare la propria casa per letti e brandine di fortuna, a perdere gli oggetti familiari, la propria quotidianità e nei casi più drammatici anche i propri familiari e amici. Senza più punti di riferimento e certezze, sono soprattutto i bambini a vivere momenti di forte smarrimento e paura. Ora più che mai i piccoli hanno bisogno di protezione in modo tale da poter superare gli eventi riportando meno traumi possibile.

Ecco allora alcuni consigli per fronteggiare la situazione e spiegare anche agli altri bambini, quelli che sono lontani dai luoghi della tragedia, cos’è un terremoto e cosa fare in caso di scosse.

Innanzitutto va spiegato che il terremoto è un evento naturale dal quale però è possibile difendersi conoscendo alcune regole di base, ovvero tutte quelle precauzioni che si devono adottare in caso la terra tremi e che possono salvare vite umane (una tra tutte la regola di nascondersi sotto un tavolo che i bambini apprezzeranno particolarmente). Trovate i consigli in merito di Protezione Civile e Croce Rossa Italiana qui.

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Vi è a riguardo un video opera del Progetto didattico del Gruppo Volontari di Protezione Civile di Bastia Umbra e dell’Associazione di Protezione Civile Pietralunghese che spiega in forma di cartone animato (dunque in maniera più adatta ai bambini) come comportarsi in caso di terremoto sia in casa che a scuola o negli spazi esterni.


Di fondamentale importanza è lo stato d’animo dei genitori che devono il più possibile mostrarsi sicuri e calmi, questo ovviamente non è facile vista la situazione ma ci si può far aiutare da figure specializzate come quelle degli psicologi arrivati sui luoghi colpiti dal terremoto per sostenere la popolazione. Se si tratta di bambini piccoli, al di sotto dei 6 anni, evitate separazioni, aumentate piuttosto il contatto e distraeteli con attività che a loro piacciono: giochi, letture, musica, ecc. Se fanno domande anche insistenti abbiate la pazienza di rispondere con parole adatte alla loro età spiegando la verità su quanto accaduto, rispettate poi sempre le loro emozioni e paure che devono poter uscire fuori così come sono senza alcun tipo di repressione.

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Per rassicurare i più piccoli che hanno assistito a scene drammatiche si può far notare la presenza delle tante, tantissime persone che sono lì presenti ad aiutare: dalla protezione civile e ai vigili del fuoco, dai medici della croce rossa ai volontari, ecc. I bambini così sapranno di non essere soli e che ci sono diverse figure professionali o meno pronte a dare una mano a loro e alla loro famiglia. Persone che sono lì per assicurargli tutto quello di cui hanno bisogno.

Save the Children ha stilato poi per l’occasione un decalogo per tutelare i bambini dal terremoto:

1. Evitare che i bambini stiano troppo davanti alla televisione: continuare a veder immagini del disastro non aiuta i bambini a superare il trauma, perché potrebbero non capire che si tratta di immagini registrate e pensare che l’evento catastrofico sia ancora in corso.

2. Ascoltare attentamente i bambini: prima di fornire loro informazioni, cercare di capire qual è la percezione dell’evento e quali i loro interrogativi in merito. Iniziare a dialogare con loro per fornire delle spiegazioni chiare di quanto accaduto, che siano comprensibili in base all’età, lasciando che esprimano le proprie preoccupazioni e tranquillizzarli.

3. Rassicurare i bambini e fornire loro il primo supporto psicologico: rasserenarli spiegando loro quello che si sta facendo per proteggerli, nonché informarli che durante un’emergenza la cosa che si considera prioritaria è aiutarli, affinché si sentano al sicuro.

4. Accettare l’aiuto di esperti: in caso di vittime in famiglia è importante considerare di rivolgersi a personale specializzato per aiutare sia i bambini che gli altri membri della famiglia a superare il trauma della perdita. Inoltre, anche se non hanno sperimentato direttamente questo shock, bisogna considerare che i bambini possono essere stati turbati da scene che hanno visto o storie che hanno ascoltato. I genitori devono prestare particolare attenzione ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini relative a sonno, nutrizione, concentrazione, bruschi cambiamenti d’umore, o frequenti disturbi fisici senza che ci sia un’apparente malattia in corso, e in caso questi episodi non scompaiano in un breve lasso di tempo, si consiglia di rivolgersi a personale specializzato.

5. Aspettarsi di tutto: non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo ad eventi traumatici e con lo sviluppo, le capacità intellettuali, fisiche ed emozionali dei bambini cambiano. Se i più piccoli dipendono dai propri genitori per avere la chiave d’interpretazione di quanto accaduto, quelli più grandi e gli adolescenti attingono informazioni da varie fonti. Tener presente che soprattutto gli adolescenti possono essere maggiormente colpiti da queste storie proprio perché in grado di capire meglio. Benché i ragazzi più grandi sembrano avere più strumenti a loro disposizione per gestire l’emergenza, hanno comunque bisogno di affetto, comprensione e supporto per elaborare l’accaduto

6. Dedicare tempo e attenzione: i bambini hanno bisogno di sentire che gli adulti di riferimento sono loro particolarmente vicini e di percepire che sono salvi e al sicuro. È fondamentale parlare, giocare con loro e soprattutto ascoltarli, trovare il tempo per svolgere apposite attività con i bambini di tutte le età, leggere loro storie o cantare l’abituale ninnananna per farli addormentare.

7. Essere un modello: i bambini imparano dai grandi come gestire le emergenze. Occorre essere attenti ad esprimere le proprie emozioni di fronte ai bambini a seconda della loro età.

8. Imparare dall’emergenza: anche un evento catastrofico può essere un’opportunità di far capire ai bambini che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose e che in questi momenti è essenziale aiutarsi l’un l’altro.

9. Aiutare i bambini a ritornare alle loro normali attività: quasi sempre i bambini traggono beneficio dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi, dalla socialità. Quanto prima i bambini ritorneranno al loro ambiente abituale e meno si continuerà a parlare del sisma, più riusciranno a superare velocemente il trauma.

10. Incoraggiare i bambini a dare una mano: aiutare gli altri può contribuire a dare ai bambini un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto alle organizzazioni che assistono i loro coetanei.

terremoto tartaruga

Foto: mammagiramondo.blogspot.it

Esistono poi delle bellissime storie che possono essere lette ai bambini per spiegare il terremoto utilizzando il loro linguaggio come la leggenda indiana secondo cui la terra poggia su 4 elefanti in equilibrio su una tartaruga e un serpente o quella statunitense della tartaruga e dei suoi 6 fratelli che potete leggere qui.

Oltre a spiegare ai bambini e ad elaborare noi stessi quanto accaduto ricordiamoci anche di aiutare al massimo delle nostre possibilità chi ha bisogno. Qui come fare.

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Francesca Biagioli

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