Osteoid: il guanto stampato in 3D che sostituira’ il gesso in caso di frattura

Osteoid, un guanto che aiuta a curare fratture e contusioni, molto più pratico del gesso. Leggero, impermeabile e traspirante, basta utilizzarlo 20 minuti al giorno

Nuove tecnologie e salute. Grazie alla stampante 3D già nota per aver stampato cibo, pannelli fotovoltaici e tanto altro, ora è stato prodotto anche Osteoid, un guanto utile a curare fratture e contusioni al posto del più tradizionale gesso che, grazie a questa invenzione, potrebbe andare per sempre in pensione.

Questo particolarissimo guanto è stato disegnato dal designer turco, Deniz Karashin, e si è aggiudicato il primo premio al concorso internazionale A’Design Award and Competition. Osteoid offre molti vantaggi rispetto al gesso. Innanzitutto è molto più pratico e leggero da indossare, inoltre per notare i benefici sul braccio è sufficiente utilizzarlo per venti minuti al giorno.

Osteoid è realizzato in nylon, sostanza che lo rende leggero, impermeabile e traspirante (soprattutto grazie al suo design a tela di ragno) e si sfila facilmente, molto più comodo quindi anche per quando bisogna lavarsi.

I pazienti che ne avranno bisogno dovranno per prima cosa ottenere una radiografia della propria frattura e in base a questa la stampante 3D sarà in grado di personalizzare Osteoid a seconda delle esigenze dell’arto fratturato, aumentando il rinforzo nella zona lesa.

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Il primo prototipo era stato realizzato già nel luglio scorso, ma ora i ricercatori sono riusciti a fare un passo in avanti, aggiungendo ad esso una forma di ultrasuoni noti per accelerare il processo di guarigione.
La vera rivoluzione di questo dispositivo è proprio che si avvale di un sistema di stimolazione ossea, conosciuto con il nome di LIPUS, che funziona mediante l’applicazione di “energia acustica transcutanea”.

Si ritiene che questa energia a bassa intensità provochi sollecitazioni meccaniche a livello cellulare su entrambe le estremità dell’osso fratturato, stimolando le cellule coinvolte nella guarigione. Si pensa anche che questa energia generi delle microscopiche bolle di gas all’interno dell’osso fratturato. Queste creerebbero una reazione a catena che porterebbe ad un aumento di pressione intorno alla ferita, migliorando lo scambio di nutrienti e stimolando così il processo di guarigione.

Tutto questo permetterebbe di riprendersi completamente da una frattura 10 giorni prima rispetto a quanto non avverrebbe utilizzando il gesso. Che dite sarà davvero la svolta?

Francesca Biagioli

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