Il museo che ci insegna ad amare il fallimento come occasione straordinaria di crescita

Il fallimento è un'opportunità di apprendimento, più efficace del successo. Intervista a Samuel West, curatore del Museo del Fallimento di Helsingborg, in Svezia.

“Fallimento” è un termine che quasi sempre, nella nostra società, porta con sé l’immagine di una sconfitta quasi definitiva, che delude; di un’incapacità a fare, una vergogna; la “non riuscita” che diventa una sorta di marchio indelebile: una macchia di sfregio che si riverbera poi sulla persona. Ma è davvero così?

Imparare, fare tesoro dell’esperienza è l’unica via per trasformare un fallimento in un successo: ne è convinto anche Samuel West, psicologo. Lui è il “padre” e curatore dell’unico Museo del Fallimento esistente al mondo.

Certo non è così facile da integrare a livello profondo, interiore; la cultura competitiva, individualista, orientata solo al successo, alla crescita, all’avanzamento butta via, denigra, tutto quello che non gli corrisponde: ma è falsa. Falsissima.

Lo ha sottolineato, senza ombra di dubbio, Napoleon Hill (che certo fu un uomo di successo), nel suo: “Imparare dal fallimento”. Presentando questo libro, lui stesso disse che si trattava della

narrazione della mia esperienza che copre un periodo di più di vent’anni di vita. Mostra quanto sia necessario prendere in considerazione eventi che coprono un lungo numero di anni al fine di giungere alle verità vitali della propria esistenza e interpretare correttamente la silenziosa opera della mano invisibile che guida i destini di tutti gli uomini e di tutte le donne”. E ancora: “Quando arriva la sconfitta, accettala come un segnale che i tuoi progetti non erano validi, ricostruisci quei progetti, e issa di nuovo le vele verso il tuo agognato desiderio”.

samuel west

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Noi di GreenMe abbiamo raggiunto Samuel West, per chiedergli cos’è il fallimento. La sua risposta è stata inizialmente “composta”:

La definizione accademica, nelle organizzazioni, è “deviazione dai risultati desiderati e aspettati”; se si parla di prodotti, è un fallimento commerciale”. Poi, l’integrazione: “i fallimenti sono molto più utili, sono un insegnante molto migliore del successo”.

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Spesso è grazie alle sollecitazioni prodotte dal ritrovarsi in zone di “scomfort” che nascono pensieri originali, che si producono delle svolte importanti. In questo “copione” rientra perfettamente la creazione del Museo del Fallimento. Confida West:

Ha preso forma dalla mia frustrazione: ero stanco dell’ossessione del successo. Soprattutto poi nel campo dell’innovazione, anche considerando che il 80-90% di tutti i progetti di innovazione non va a finire bene”. La frustrazione, la stanchezza, e poi l’idea, “dopo una visita al “Museum of Broken Relationships” a Zagabria, Croazia”.

Il Museo si trova a Helsingborg, in Svezia, e verrà inaugurato il prossimo 7 giugno: propone dei percorsi guidati attraverso prodotti di aziende famose che si sono rivelati dei totali fallimenti (tra questi: il dispositivo per twittare, la digital camera della Kodak, lo smartphone di Amazon, il gioco del successo di Trump, i “famosi” Google Glass, la Bic per lei) e un workshop interattivo per migliorare l’apprendimento dal fallimento e costruire la sicurezza psicologica necessaria per l’innovazione.

Insomma tutto ci ricorda che ogni fallimento contiene in sé il cuore di un passo nuovo: è come un seme, pronto a generare una nuova vita. Si tratta, ripeterlo non guasta, di riconoscerne gli insegnamenti e poi farne tesoro. Per sè e per tutti. Per questo in Messico è nato, nel 2012, il movimento FuckUpNights che organizza eventi – anche in Italia – per celebrare, condividere, i propri peggiori errori e ricorda un celebre adagio di Churchill: il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale“.

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Raccontare agli altri è un buon modo per rileggere e comprendere meglio, vedere aspetti che prima erano sfuggiti; consente di onorare i fatti, non diventandone vittime; rende evidenti che non si è soli: questo apre sempre nuove prospettive.

A cui si può aggiungere una consapevolezza: «Quelli che hanno avuto successo non necessariamente sono i più grandi, e quelli che hanno fallito non sono di minore elevatezza – ricorda il maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov -. Il loro esempio ha nutrito lo slancio di una moltitudine di altri esseri: sono stati come un lievito. Hanno preparato il terreno”.

Un pensiero di gratitudine ci sta.

Anna Maria Cebrelli

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