Contadino è bello: così gli under 30 riscoprono la terra

sempre più persone, anche molti giovani con un titolo di studio in tasca, a un certo punto della loro vita decidono di lasciare tutto e trasferirsi in campagna per dedicarsi all'agricoltura.

È uno dei mestieri più antichi della Terra, a lungo bistrattato dalla società del benessere e della tecnologia in cui viviamo, ma che negli ultimi anni sta ricominciato a esercitare un certo appeal fra la gente, complice forse anche la profonda crisi economica che stiamo attraversando. È così che sempre più persone, anche molti giovani con un titolo di studio in tasca, a un certo punto della loro vita decidono di lasciare tutto e trasferirsi in campagna per dedicarsi all’agricoltura.

Sarà forse la vita sempre più stressata che si conduce in città, sarà la forte precarietà del mercato del lavoro in altri settori o semplicemente il desiderio di riscoprire il contatto con la natura, fatto sta che dopo essere precipitata negli ultimi decenni dal 50 al 5,4 per cento l’occupazione agricola italiana nel 2008 ha fatto finalmente registrare un saldo positivo che non avveniva da molto tempo a questa parte. Nei primi sei mesi dello scorso anno, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Movimprese, sono infatti nate in Italia quasi 19mila nuove imprese agricole e per la prima volta il numero di nuove imprese agricole ha superato quello delle nuove nate nel settore industriale.

In Italia sono ben 107mila i giovani under 35 che hanno scelto di porsi alla guida di aziende agricole (un quinto del totale degli imprenditori agricoli under 35 dell’Unione Europea) con peraltro una propensione media al biologico maggiore (3,7 per cento delle aziende rispetto alla media nazionale di 2,1 per cento).

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L’Italia detiene inoltre il primato europeo per numero di donne manager in agricoltura. Lo scorso anno erano 267mila, il 25 per cento quindi delle imprese agricole italiane sono guidate da donne. Ciò dipende dall’ampliamento delle attività collaterali legate all’agricoltura che vedono spesso come protagoniste proprio le donne. Fra queste la trasformazione delle materie prime in prodotti finiti (formaggi, yogurt, salumi), il benessere, le fattorie didattiche, in cui le scolaresche possono affrontare percorsi educativi sulle attività agricole, la commercializzazione via Internet o direttamente al consumatore senza altri interlocutori (filiera corta), l’allevamento di razze animali in via di estinzione, la produzione di biomasse da cui si ricavano plastiche biodegradabili, servizi alle persone (fra queste, per esempio, gli agriasilo, a sostegno delle crescenti esigenze familiari, e le pet therapy).

E se l’agricoltura può diventare un palliativo a molti altri settori in crisi della nostra economia in recessione – perché d’altronde a mangiare, essendo un bisogno primario, si dovrà pur sempre in qualche maniera continuare per poter sopravvivere – dedicarsi al lavoro nei campi offre tutta una serie di altri benefici a livello fisico e psicologico:

  • Fa bruciare molte calorie. Anche se oggi fare il contadino è molto meno pesante rispetto al passato grazie ai moderni mezzi tecnologici, il lavoro in campagna è l’esatto contrario della vita sedentaria dell’ufficio. Dà infatti la possibilità di stare sempre in movimento e bruciare un bel po’ di calorie. Una sorta di ginnastica naturale insomma!
  • Aiuta ad avere ritmi più regolari. Spesso la vita cittadina con i suoi tempi serrati porta a “sballare” i ritmi biologici della giornata, così per esempio si va a letto molto tardi, si saltano i pasti o li si consuma troppo velocemente e così via. Ritmi che non aiutano il nostro equilibrio psicofisico e disturbi quali insonnia, abuso di farmaci, diete per dimagrire stanno lì a dimostrarlo. La campagna aiuta sicuramente a riequilibrare i tempi fisiologici di cui il corpo ha bisogno.
  • Si respira aria pulita. Lontano dallo smog cittadino il corpo trae immediato beneficio a tutto vantaggio della salute.
  • Si impara a scegliere con cura ciò che si mangia. Degli alimenti che si producono nella propria azienda agricola ovviamente si può stare tranquilli della qualità e della bontà dei mezzi utilizzati per produrli.

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  • Combatte stress, ansia, angoscia e depressione, spesso dovute ai ritmi troppo serrati della città, alla mancanza di tempo per se stessi, alla difficoltà a trovare degli spazi per ascoltare se stessi e gli altri, alla mancanza di rapporto con la natura, sempre fonte di sensazioni positive e rigeneranti per la psiche. Il fatto stesso di vivere all’aria aperta, lontani dalle scatole di cemento dei nostri uffici, aiuta a stare meglio con se stessi e a sentirsi più in armonia col mondo, un po’ quello che ci accade quando per esempio ci troviamo in vacanza in luoghi circondati dalla natura. D’altronde non bisogna dimenticare che certe terapie psicologiche per chi è vittima dei disturbi delle nostre società occidentali si basano proprio sulle cosiddette terapie “verdi” che hanno lo scopo di far recuperare quel rapporto benefico e perduto con la natura. Un esempio fra tutti l’ortoterapia. Se poi oltre alla coltivazione nella propria azienda agricola ci si dedica anche all’allevamento di bestiame il contatto con gli animali aiuta ancora di più a ristabilire il proprio equilibrio interiore (è questo d’altronde il principio della pet terapy).
  • Dà spazio alla creatività. Il contatto con gli spazi aperti e la natura, la possibilità di lasciar spaziare libero lo sguardo all’orizzonte senza trovare i consueti ostacoli di cemento della città, favorisce la creatività e stimola la fantasia. Quante volte d’altronde – è una moda sempre più diffusa anche nell’ambito dell’alta formazione aziendale – si portano i manager in campagna, in posti isolati a diretto contatto con la natura, per stimolarli tramite apposite tecniche interattive a creare e a escogitare nuove e vincenti strategie aziendali?
  • Dà la possibilità di produrre qualcosa di visibile. Raccogliere i frutti della terra è diverso che produrre, per esempio, un pezzo singolo nelle fabbriche per l’industria metalmeccanica che fa perdere di vista l’interezza del processo produttivo in quanto il pezzo che passa per le proprie mani è soltanto una parte del tutto. Il contadino, invece, segue il prodotto in tutte le fasi della sua vita, dalla semina, alla cura durante la crescita, alla raccolta. È un po’ come l’arte con la quale si crea un qualcosa oppure è come prendersi cura di una creatura che si aiuta a nascere, crescere, rafforzarsi, e questo dà una sensazione di benessere, compiacimento, realizzazione che difficilmente riescono a dare altre attività lavorative.
  • Può facilitare le relazioni umane. Se al lavoro della terra, come avviene nella massima parte dei casi, si abbina anche l’attività della commercializzazione dei prodotti della propria azienda agricola, lavorare in campagna aiuta nello sviluppo di mentalità imprenditoriale e stimola la capacità di negoziare con gli altri.

Ovviamente non bisogna dimenticare che il lavoro in campagna ha dei propri specifici tempi e “impone” quindi a chi si dedica ad esso precisi ritmi, moto diversi da quelli a cui siamo abituati nelle nostre città, che non si adattano proprio a tutte le persone.

Il mestiere del contadino è un lavoro no-stop, senza sabato né domenica, per cui se qualcuno pensa di intraprendere un’attività agricola è bene che ci rifletta su molto seriamente valutando attentamente a cosa va incontro.

La giornata tipo degli agricoltori comincia intorno alle sei del mattino perché così si riesce a sfruttare il momento il cui gli animali dormono ancora e le condizioni ottimali della terra dovute al cambio di temperatura fra notte e giorno. Si pranza e si cena presto e quindi solitamente la sera si va a letto non troppo tardi per essere pronti poi l’indomani.

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Intorno all’attività classica della coltivazione ci sono poi tutta una serie di adempimenti burocratici legati alla commercializzazione, all’acquisto di quanto serve in azienda, alla gestione delle urgenze legate per esempio al cattivo tempo e quant’altro. Insomma un’attività a 360 gradi che non sempre è facile da gestire.

Per chi, dopo un attento esame di coscienza che va oltre il semplice desiderio di evasione dalla quotidianità cittadina, deciderà di abbracciare la vita contadina è bene sapere che sono previsti contributi a fondo perduto e mutui agevolati per i giovani imprenditori che intraprendono nuove attività agricole. Vengono periodicamente pubblicati bandi che possono variare da regione a regione. In genere è consigliabile rivolgersi per tutte le informazioni necessarie alle sedi locali della Coldiretti (www.coldiretti.it) e alla Confagricoltura (www.confagricoltura.it), che organizzano anche specifici percorsi di tutoraggio.

Vincenzo Petraglia

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