La storia del cane per ciechi allontanato dalla scuola che sta indignando l’Italia

Alghero, Liceo Scientifico Enrico Fermi. Qui, un cane guida viene invitato insieme al suo amico umano non vedente a lasciare l'istituto perché i peli avrebbero potuto causare problemi di allergie agli studenti

Alghero, Liceo Scientifico Enrico Fermi. Qui, un cane guida viene invitato insieme al suo amico umano non vedente a lasciare l’istituto perché i peli avrebbero potuto causare problemi di allergie agli studenti.

A raccontare la triste storia con una lettera indirizzata all’Unione Sarda è stato Francesco Santoro, non vedente che lavora come centralinista presso l’istituto scolastico. A scuola Francesco accoglie il signor Gabriele, accompagnato dal cane guida, che chiedeva “un’informazione di tipo amministrativo” racconta l’uomo.

È successo però che mentre il centralinista forniva le informazioni richieste, è arrivato il vice-preside, che secondo quanto detto dall’uomo, ha invitato Gabriele, il suo cane e la donna che lo accompagnava a lasciare la scuola perché

“la presenza del cane stesso, notoriamente provvisto di peli, poteva causare problemi di allergie agli studenti”.

Nonostante il signor Gabriele abbia informato il vice-preside che la legge gli consente di far entrare il cane ovunque sostenendo anche di essere in possesso del libretto sanitario sulla salute dell’animale, il centralinista ha portato con se i due visitatori in cortile

“per evitare inutili sceneggiate da chi chiaramente ha dimostrato l’assoluta ignoranza della legge”.

Ma oltre a lavorare come centralinista presso la scuola di Alghero, Francesco Santoro è anche il presidente Provinciale dell’Uici, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Sassari.

Santoro lì per lì ha deciso di non ribattere al vicepreside ma non è rimasto a guardare e ha deciso di rendere noto l’episodio.

“Parlare di inclusione e integrazione è, per quello che mi riguarda, già una forma di esclusione, perché mi sento uomo, cittadino e lavoratore esattamente uguale a quelli che hanno la fortuna di essere chiamati normodotati. Pertanto, mi auguro anche a nome dei ciechi e ipovedenti che rappresento in questa provincia, che questo episodio aiuti le istituzioni a capire quanto sia importante la parola ‘rispetto‘ attraverso la comprensione delle diversità, sorgente e linfa dell’avvicinamento e del dialogo tra le persone con particolare attenzione al mondo dell’educazione scolastica”.

Una storia che non avremmo mai voluto raccontarvi.

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Francesca Mancuso

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