Lacrimogeni come vasi: in Cisgiordania dai resti della guerra nascono i fiori

I lacrimogeni come vasi dove far crescere piante e fiori. Combattere le brutture della guerra usufruendo dei frutti della Natura. È quello che hanno fatto gli abitanti del villaggio palestinese di Bil'in, nei pressi della città di Ramallah, in Cisgiordania. Qui, è sorto un curioso giardino nei vecchi lacrimogeni

I lacrimogeni come vasi dove far crescere piante e fiori. Combattere le brutture della guerra usufruendo dei frutti della Natura. È quello che hanno fatto gli abitanti del villaggio palestinese di Bil’in, nei pressi della città di Ramallah, in Cisgiordania. Qui, è sorto un curioso giardino nei vecchi lacrimogeni.

I residenti palestinesi di Bil’in hanno inventato un nuovo uso per utilizzare i resti dei dispositivi militari lasciati dopo gli scontri con i soldati israeliani durante la protesta per la barriera di separazione in Cisgiordania, il sistema di ostacoli fisici costruito da Israele ufficialmente per evitare l’intrusione di “terroristi” nel territorio nazionale. Un tracciato lungo 700 km formato da mura, trincee e porte elettroniche.

Disposti a filari, i lacrimogeni sono stati usati dagli abitanti come vasi dove vengono coltivati vari tipi di piante. Secondo gli abitanti del villaggio, il giardino trasmette il messaggio che la vita può scaturire dalla morte, proprio come nuovi germogli fioriscono in oggetti che una volta erano usati per ferire e uccidere.

Oltre al significato simbolico il giardino commemora anche i palestinesi che hanno perso la vita per la loro terra.

Nell’immagine sotto, Sabiha Abu Rahmeh, intenta ad innaffiare le piante, piange la morte del figlio Bassem, uno dei leader della protesta ucciso da una granata e dai gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane nel 2009.

Lacrimogeni piante

I nuovi vasi sono stati utilizzati anche per delimitare il territorio che la Palestina aveva recuperato due anni fa dopo una battaglia estenuante per re-indirizzare la barriera di separazione israeliana.

I residenti di Bil’in sostengono che il 60 per cento dei loro terreni agricoli è stato tagliato fuori dal muro di separazione e sono per questo impegnati in proteste settimanali contro la costruzione della barriera. Le manifestazioni però spesso finiscono in violente repressioni da parte delle forze israeliane proprio con gli stessi lacrimogeni che gli abitanti del villaggio poi raccolgono e utilizzano per costruire i loro giardini della pace.

Francesca Mancuso

Foto: Guardian

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