Le Pussy Riot entrano in politica: sfida aperta a Putin?

Alla Berlinale le due pussy riot Maria Alyokhina e Nadezhda Tolonnikova dichiarano di voler scendere in politica per sfidare Putin

Berlinale 2014: al Festival internazionale del cinema di Berlino approdano le due Pussy Riot, Maria Alyokhina e Nadezhda Tolonnikova e annunciano di voler scendere in politica.

Lo scopo ufficiale della loro presenza a Berlino è quello di prendere parte alla presentazione del documentario di Mike Lerner “Pussy Riot: a Punk Prayer”. In realtà, poco ci mettono a scagliarsi ancora una volta contro Putin e il suo regime.

Le Pussy Riot rappresentano un collettivo riot grrrl e punk rock russo, femminista e politicamente impegnato. E adesso, a Berlino, parlano dei loro piani per il futuro e dicono chiaro e tondo di voler sfidare apertamente il loro più acerrimo nemico, il presidente russo Vladimir Putin, proprio sul suo terreno: la politica.

“Combatteremo fino alla fine e lavoreremo per i diritti dei detenuti di tutto il mondo”, dichiarano le due donne che nel dicembre scorso hanno ricevuto l’amnistia approvata dalla Duma russa e sono così uscite dal carcere dopo una condanna di due anni (la causa fu una “preghiera punk” considerata blasfema cantata nel febbraio del 2012 nella Cattedrale di Cristo Salvatore).

“Cercheremo di entrare in Parlamento a Mosca”, hanno svelato Nadeschda Tolokonnikova e Marija Aljochina durante una conferenza stampa nel bel mezzo del festival cinematografico della capitale tedesca dedicato al tema “Cinema for peace“. Del resto “It’s worth a try“, “ne vale la pena”, dicono le due ventenni del collettivo mentre al loro fianco siede il nipote di Nelson Mandela.

E per questo hanno pensato a un’organizzazione per la liberazione dei prigionieri politici in Russia, dal nome “Zona del diritto”. “L’obiettivo della nostra organizzazione – spiega Alyokhina – sarà quello di rendere le amministrazioni carcerarie consapevoli del fatto che non possono trattare i detenuti male e impunemente”. “La cosa peggiore che può capitare a una persona in carcere è la sensazione di essere finito in un vicolo cieco – prosegue Aljochina – e di non aver più scelta”.

pussy riot

L’organizzazione per la liberazione dei prigionieri politici si occuperà anche di migliorare le condizioni terribili cui sono sottoposti i carcerati in Russia. “Se il mondo sapesse quel che accade dietro le mura delle carceri russe, non lo dimenticherebbe tanto facilmente”, ha aggiunto Tolokonnikova.

Ed è così che, durante la conferenza stampa, le due attiviste russe hanno auspicato che la legge Magnitsky, che consente agli Stati Uniti di sospendere i visti e congelare i beni finanziari di funzionari russi ritenuti coinvolti in casi di violazioni dei diritti umani, venga estesa anche ad altri Paesi europei.

Una legge – il Magnitsky Act – che venne approvata dal Congresso degli Stati Uniti nel dicembre del 2012 in seguito alla morte misteriosa avvenuta in carcere, dell’avvocato russo, Sergei Magnitsky, revisore dei conti di una importante società americana (un’inchiesta del Presidential Human Rights Council russo dimostrò che Magnitsky era stato anche picchiato e torturato duramente).

Insomma, secondo le due pussy riot l’amnistia loro concessa sarebbe stato solo solo un modo che Putin ha spolverato per dare pulire e lucidare la sua immagine a livello internazionale. A conti fatti, i prigionieri politici sono circa 863mila. E solo una manciata, circa un migliaio, gode dell’amnistia.

Preghiere blasfeme a parte, c’è da giurare che il gruppo punk colpisca ancora e presto.

Germana Carillo

LEGGI anche:

Le Pussy Riot sono libere

Amnistia in arrivo per gli attivisti di Greenpeace e per le Pussy Riot

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook