Scoperto il mistero di Stonehenge grazie alla siccità

Il cerchio si chiude. Uno dei tanti misteri di Stonehenge potrebbe essere stato risolto, non a causa di una scoperta scientifica o di ricerca minuziosa, ma grazie a un tubo per l'irrigazione troppo corto. Gli archeologi hanno a lungo discusso sulla possibilità che il monumento antico fosse, in origine, un cerchio perfetto e non, come è ora, un anello incompleto

Il cerchio si chiude. Uno dei tanti misteri di Stonehenge potrebbe essere stato risolto, non a causa di una scoperta scientifica o di ricerca minuziosa, ma grazie a un tubo per l’irrigazione troppo corto. Gli archeologi hanno a lungo discusso sulla possibilità che il monumento antico fosse, in origine, un cerchio perfetto e non, come è ora, un anello incompleto.

Quando il tubo utilizzato per mantenere l’erba verde nei periodi caldi non è più riuscito a raggiungere una parte della struttura neolitica di megaliti, sono iniziate ad apparire antiestetiche macchie marroni. Ma il male non è venuto per nuocere, anzi: ha messo in evidenza proprio i punti dove le pietre erano state poste 4000 anni fa. Uno dei primi ad accorgersene è stato il custode Tim Daw: le macchie formavano un cerchio completo.

Mi sono ricordato che le macchie si trovavano dove gli archeologi avevano cercato senza successo i segni delle pietre assenti. Ho chiamato il mio collega e abbiamo intuito il loro possibile significato. Non essendo archeologi, abbiamo chiamato i professionistiha raccontato il dipendente – […] Sono ancora stupito, e molto contento, di come guardando semplicemente qualcosa che decine di migliaia di persone avevano distrattamente osservato, si possono scoprire segreti che macchinari sofisticati non possono fare“.

Così è partita la macchina degli esperti, che hanno subito scattato delle fotografie aeree e mappato l’area prima che le macchie scomparissero. Pur essendo uno dei monumenti preistorici più intensamente esplorati, Stonehenge continua a riservare sorprese. E noi abbiamo ancora tanto da imparare.

Roberta Ragni

Photo Credit English Heritage/Damian Grady

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