Francia: approvata in via definitiva la legge che vieta i cellulari in classe. E in Italia?

In Francia diventa legge la promessa elettorale del presidente Emmanuel Macron: niente cellulari a scuola.

Niente cellulari a scuola. In Francia viene approvato in via definitiva il divieto dei cellulari nelle scuole che da settembre vieteranno di portare gli smartphone in classe. Una legge che incontrava il già effettivo divieto in molte scuole francesi, quasi la metà, dell’uso del cellulare nel proprio regolamento interno. Ma la misura non riguarda gli studenti delle scuole superiori.

L’Assemblea nazionale ha di fatto votato il divieto dei telefoni cellulari nelle scuole elementari (école) e alle medie (collége) a partire già dal prossimo anno scolastico.

Il Parlamento ha così dato il via libera definitivo al divieto di utilizzo dei cellulari nelle scuole fino ai 14-15 anni di età.

La decisione riguarderà ogni dispositivo dotato di connessione (cellulare, tablet, orologio) e praticamente tutti gli studenti, fatta eccezione di quelli frequentanti le superiori, i ragazzi con handicap e “per utilizzi pedagogici”.

L’uso dei telefoni cellulari, a volte una fonte di conflitto già nelle famiglie, sta diventando più comune nelle aule e nei parchi giochi. Secondo un’analisi del Centro di ricerca per lo studio e l’osservazione delle condizioni di vita (Credoc), in Francia nel 2015 più di otto adolescenti su dieci hanno ricevuto uno smartphone, rispetto ai due su dieci del 2011. La tendenza sta prendendo piede anche nelle scuole elementari, dove gli studenti iniziano a avere un cellulare già dal quarto anno, quando iniziano ad andare a scuola da soli.

In teoria, un “codice di istruzione” francese (Code de l’éducation) specifica che il telefono è vietato “durante qualsiasi attività didattica e nei luoghi previsti dal regolamento interno” di ciascun istituto, in genere i centri di documentazione e informazione, i corridoi, la mensa e il campo giochi.

Ma è estremamente difficile far rispettare questa regola”, dice Valérie Sipahimalani, insegnante e vice segretario generale dell’Unione nazionale degli insegnanti delle scuole secondarie (SNES-FSU), in particolare a causa del numero di supervisori che tendono a diminuire.

Ecco allora che la misura proposta da Macron nella campagna elettorale ha ottenuto il via libera definitivo.

Cosa accade in Italia

Gli episodi di bullismo che ogni giorno siamo costretti a vedere quasi in diretta dalle scuole ci dicono che da noi (anche) l’uso del cellulare in classe da parte degli studenti non ha delle regole ferree.

Se fino a poco tempo fa, una circolare del 2007 del ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni di allora dettava il divieto dell’uso di simili dispositivi nelle aule, perché “dovere specifico, per ciascuno studente, non utilizzare il telefono cellulare, o altri dispositivi elettronici, durante lo svolgimento delle attività didattiche” e prevedeva, in caso di violazione, “l’irrogazione delle sanzioni disciplinari appositamente individuate da ciascuna istituzione scolastica”, il governo Gentiloni, nella persona dell’ex ministra Fedeli, dopo qualche anno ha sostanzialmente rimosso questo veto. Per cui, ad oggi, si autorizza l’uso di smartphone e tablet solo a scopo didattico, non per chiamate o messaggi, e per regolarlo sono state diramate nel gennaio scorso delle precise linee guida.

Lo smartphone è “uno strumento che facilita l’apprendimento”, si è detto, sostenendo che, se lo studente è guidato da un insegnante e da genitori consapevoli, “può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico“.

Il rischio che però gli studenti eludano la sorveglianza dei professori durante le lezioni e utilizzare i cellulari per scopi che vanno ben al di là della didattica, ahinoi, c’è e si vede. Alcune scuole, italiane e non, tentano di porre dei paletti e farsi delle proprie regole interne, ma quello che ai noi sembra è che forse questo non basta.

Voi cosa pensate? Sareste favorevoli a una misura più netta come quella di Macron nelle nostre scuole?

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Germana Carillo

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