Pesce “a miglio zero”: proposta di legge per promuovere i “farmer market” della pesca

Comprare il pesce direttamente dal pescatore esattamente come già avviene oggi per frutta e verdura dai contadini nei farmers market. Probabilmente sarà già capitato a molti di voi di farlo, in vacanza, magari proprio acquistando dal pescatore appena tornato dalla sua battuta di pesca notturna.

Comprare il pesce direttamente dal pescatore esattamente come già avviene oggi per frutta e verdura dai contadini nei farmers market. Probabilmente sarà già capitato a molti di voi di farlo, in vacanza, magari proprio acquistando dal pescatore appena tornato dalla sua battuta di pesca notturna.

Il tutto però senza le adeguate tutele e agevolazioni che godono oggi gli agricoltori grazie alla legge che ha fatto esplodere il fenomeno dei mercati dei contadini e il concetto di filiera corta. E proprio da questo presupposto prende vita la proposta di legge presentata oggi dal senatore PD Roberto Della Seta che ne ha illustrato i contenuti in un convegno a Roma sulla riforma della politica europea della pesca. Obiettivo della legge? Promuovere proprio la diffuzione di prodotti ittici ” a miglio zero”, pescati e venduti in prossimità dei luoghi di prelievo.

“Incentivare la pesca artigianale – ha detto Della Seta – risponde sia all’interesse di migliaia di pescatori italiani, visto che due terzi della nostra flotta è fatta di piccole aziende spesso solo familiari, sia all’esigenza sempre più urgente di gestire con oculatezza gli stock ittici, sovrasfruttati per effetto di metodi di pesca troppo invasivi”.

E allora come intervenire? Nel disegno di legge presentato sarebbe prevista una riduzione dell’IVA per quelle aziende che vendono direttamente i propri prodotti a una distanza massima di 70 chilometri dal porto di residenza. Inoltre sarebbe prevista l’introduzione di un marchio di qualità per i prodotti ittici “a miglio zero”.

“L’Italia che pure vanta il numero più alto di prodotti a marchio europeo Dop e Igp, oggi ha due soli prodotti ittici protetti, meno del Regno Unito, della Germania e della Francia. Per un Paese come il nostro che ha tradizioni di pesca e di alimentazione basata sulla pesca importanti, questo è un dato paradossale: un marchio specifico di qualità per i prodotti a ‘miglio zero’ può aiutare a superare questa evidente anomalia e a migliorare le prospettive di tante piccole aziende di pescatori” conclude Della Seta.

Voi che ne pensate?

Simona Falasca

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