Prodotti a km zero: la proposta di legge arriva alla Commissione Agricoltura

Perché dovremmo imbandire le nostre tavole con frutta e verdura che arrivano da chissà dove, quando invece è possibile consumare prodotti agricoli coltivati vicino casa e quindi molto più sicuri? Una bella domanda a cui cerca di dare una risposta concreta la proposta di legge firmata da parlamentare del Pd, nonché ambientalista per eccellenza, Ermete Realacci, dal 10 dicembre scorso all'esame della commissione Agricoltura di Montecitorio.

Perché dovremmo imbandire le nostre tavole con frutta e verdura che arrivano da chissà dove, quando invece è possibile consumare prodotti agricoli coltivati vicino casa e quindi molto più sicuri? Una bella domanda a cui cerca di dare una risposta concreta la proposta di legge firmata da parlamentare del Pd, nonché ambientalista per eccellenza, Ermete Realacci, dal 10 dicembre scorso all’esame della commissione Agricoltura di Montecitorio.

Obiettivo principale del testo, unificato a un altro provvedimento sull’argomento, è infatti la promozione della domanda e dell’offerta dei prodotti alimentari locali, i cosiddetti “a chilometro zero” perché provenienti da filiera corta, cioè da aree di produzione che si trovano a una distanza massima di 70 km dal luogo del consumo. Insomma: chi produce e chi consuma devono trovarsi vicini, solo così possono essere ridotti anche i costi energetici e ambientali provocati dal trasporto di alimenti provenienti da lunghe distanze.

La filiera corta ci permette di conoscere le qualità del prodotto e di chi lo produce, ci dà la possibilità di acquistare a prezzi vantaggiosi, con una retribuzione equa per chi vende. Non solo. Consumare i prodotti a km 0 ci aiuta anche a salvaguardare l’ambiente. Pochi di voi immaginano infatti che un pasto medio prima di arrivare sulla nostra tavola percorre oltre 1.900 chilometri su camion, navi o aerei. Accorciare questa distanza utilizzando prodotti di filiera corta significa ridurre considerevolmente le emissioni di gas nocivi, i numerosi passaggi di imballaggio e confezionamento, oltre a promuovere modelli virtuosi ed ecocompatibili di agricoltura locale. Un bel vantaggio quindi, sia per noi consumatori che per l’ambiente.

Ma le novità introdotte dal testo di Realacci non finiscono qui. Il provvedimento vuole anche istituire un marchio di filiera denominato “Chilometro zero“. Una specie di garanzia certificata che rappresenta un riconoscimento formale della provenienza e della qualità dei prodotti da utilizzare, sia sugli articoli alimentari che sui menù dei ristoranti. E ancora. A chi produrrà prodotti a km 0 verrà inoltre assegnata una corsia preferenziale nell’aggiudicazione di appalti pubblici del servizio di mensa e di ristorazione collettiva.

Vale comunque la pena sottolineare l’attenzione che gli italiani stanno già mostrando da tempo per ciò che mettono sulle tavole. Secondo alcuni dati della Coldiretti infatti quattro famiglie su dieci hanno acquistato, almeno una volta nel corso dell’anno, gli alimenti direttamente in campagna. Una percentuale destinata a salire ulteriormente appena la nuova normativa firmata da Realacci entrerà in vigore.

Anche le Regioni italiane si sono già mosse da qualche tempo su questo fronte, approvando leggi regionali a sostegno dei prodotti a km 0. A battere sul tempo gli altri enti territoriali è stato il Veneto, seguito, tra gli altri, dalla Calabria e dal Molise. Ci stanno lavorando invece la Toscana, la Lombardia.

In attesa dell’approvazione della legge quadro nazionale, per la quale sarà necessario attendere i tempi tecnici dell’iter parlamentare, ricordiamoci – quando possibile – di fare la spesa direttamente dai produttori. Ne gioverà sia la nostra salute, che l’ambiente. Non è poco, non vi sembra?

Rosamaria Freda

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