Amaranto, da semplice erbaccia a cibo del futuro?

Da semplice erbaccia a cibo del futuro. Parliamo dell’amaranto, che in passato rappresentava un vero e proprio tesoro per gli Inca, ma che per secoli è stato dimenticato. La coltivazione dei amaranto è stata riscoperta di recente e alcuni lo hanno definito la nuova quinoa.

Da semplice erbaccia a cibo del futuro. Parliamo dell’amaranto, che in passato rappresentava un vero e proprio tesoro per gli Inca, ma che per secoli è stato dimenticato. La coltivazione dell’amaranto è stata riscoperta di recente e alcuni lo hanno definito la nuova quinoa.

L’amaranto continua a minacciare i coltivatori di mais e di soia negli Stati Uniti. Normalmente si tratta di prodotti Ogm. Secondo i dati più recenti, un’infestazione, anche moderata, di amaranto, può sottrarre agli agricoltori anche due terzi del raccolto di mais o di soia.

Ciò significa che l’amaranto si riconferma come nemico delle coltivazioni intensive e Ogm. Fino a questo momento, negli ultimi decenni, l’agricoltura industriale ha fatto di tutto per contrastare le erbacce. Ma in realtà l’amaranto non è soltanto una pianta infestante. È una risorsa alimentare davvero preziosa.

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Lo sviluppo di una così forte resistenza dell’amaranto agli erbicidi è dovuto al loro impiego massiccio sulle coltivazioni Ogm sviluppate per non essere danneggiate da tali prodotti. Secondo gli esperti, ciò porterà ad un impiego di erbicidi sempre più forte, soprattutto per quanto riguarda le coltivazioni Ogm.

Inoltre ciò spinge gli agricoltori ad utilizzare tecniche invasive per l’eliminazione delle erbacce, che possono causare l’erosione dei suoli, e a rispolverare erbicidi potenti che impiegavano decenni fa. Negli Usa i coltivatori di mais e soia Ogm sono in attesa dell’approvazione di nuovi erbicidi, ancora più potenti, prodotti da Monsnato e Dow per contrastare le infestazioni di amaranto e di altre “erbacce”.

Dal punto di vista degli agricoltori Ogm, l’amaranto è un grave pericolo per le coltivazioni di soia e di mais. Ma se provassimo a ribaltare la situazione e a guardare il lato positivo? L’amaranto cresce spontaneamente, è facile da coltivare, resiste alla siccità e ai cambiamebti climatici, è ricco di sostanze nutritive utili ed è privo di glutine.

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Anziché contrastare le erbacce, gli agricoltori potrebbero sfruttarle come nuovi alimenti da coltivare, dedicando ad esse un vero e proprio raccolto. Dell’amaranto non si butta via niente: si consumano tradizionalmente sia le foglie che i semi. La preparazione dei chicchi d’amaranto avviene come per il riso, la quinoa e i cereali in chicco in generale.

Già nel 1977 un articolo pubblicato su Science aveva definito l’amaranto come la coltivazione del futuro e da qualche anno lo possiamo trovare tra gli scaffali dei negozi di prodotti bio e di alcuni supermercati. L’amaranto è ormai noto anche come il tesoro degli Inca in grado di sconfiggere gli Ogm Monsanto e di resistere al Roundup, uno degli erbicidi considerati più nocivi. È dunque giunto il momento che l’agricoltura riconsideri le sue priorità.

Marta Albè

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