Come le multinazionali stanno ostacolando l’introduzione dell’etichettatura OGM

Le multinazionali, con Monsanto, Coca Cola e Pepsi in prima fila, si stanno opponendo con tutte le forze all'introduzione dell'etichettatura OGM negli USA

Negli Stati Uniti sono in corso di valutazione alcune proposte di legge per l’etichettatura OGM. Ciò significa che sui prodotti alimentari potrà apparire in etichetta una dicitura che indichi se siano stati ottenuti grazie all’ingegneria genetica e se al loro interno siano presenti ingredienti OGM. Pensiamo, ad esempio, al mais utilizzato nei cereali per la colazione in vendita negli Usa.

Le multinazionali, con Monsanto, Coca Cola e Pepsi in prima fila, si stanno opponendo con tutte le forze all’introduzione dell’etichettatura OGM. Altre aziende invece sono favorevoli, poiché desiderano rispettare il diritto dei consumatori di conoscere il reale contenuto dei prodotti alimentari acquistati.

Ricordate la puntata di Report sul TTIP di un paio di settimane fa? Con la semplificazione degli scambi commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti temiamo che la questione etichettatura OGM possa interessare anche noi comuni consumatori del vecchio continente, se dei prodotti Made in Usa dovessero arrivare nei nostri supermercati. Senza indicazioni precise chi potrà tutelarci dalla presenza di ingredienti OGM che non vorremmo portare sulle nostre tavole?

La possibilità di introdurre l’etichettatura OGM negli Stati Uniti sta mettendo i bastoni tra le ruote alle multinazionali più importanti. Le loro dure reazioni potrebbero rappresentare la prova dell’impiego di ingredienti geneticamente modificati nei loro prodotti o dell’interesse ad utilizzarli in futuro e a promuovere la ricerca per la coltivazione di nuove varietà OGM.

La campagne più importanti a favore dell’etichettatura OGM sono ora in corso in Colorado e Oregon. Se la Proposition 105 verrà approvata, in Colorado l’etichettatura sarà obbligatoria dal 1° luglio 2016. Provvedimenti simili potranno entrare in vigore con l’approvazione della Measure 92 in Oregon.

Ma la battaglia per la difesa dei diritti dei consumatori è davvero lunga e insidiosa. Come già avvenuto in California con la Proposition 37 del 2012, anche nel caso dell’Oregon e del Colorado alcune multinazionali si sono organizzate in un fronte comune per bloccare l’etichettatura OGM.

Il Cornucopia Institute si sta impegnando a segnalare le aziende che hanno supportato economicamente le campagne di opposizione all’introduzione dell’etichettatura. In totale le multinazionali avrebbero versato svariati milioni di dollari per fermare queste iniziative. In Europa regole molto severe hanno scoraggiato le multinazionali biotech che ora temono che negli Usa possa accadere qualcosa di simile.

etichettatura ogm multinazionali

– clicca qui per ingrandire –

Coca Cola ha versato 1,168 milioni di dollari contro l’etichettatura OGM, Pepsi è intervenuta con una “donazione” da 1,4 miliardi di dollari. Monsanto, la multinazionale più interessata dalla faccenda, ha versato quasi 9 milioni di dollari contro la campagna Right to Know in corso in Colorado e Oregon.

Ma la catena di fast food Chipotle, con sede a Denver, ha deciso di supportare l’etichettatura OGM, nella convinzione che le persone abbiano il diritto di essere informate fino in fondo su ciò che mangiano. Nonostante siano presenti tra le aziende punti di vista favorevoli ai consumatori, Monsanto non cambia idea e dichiara che l’etichettatura obbligatoria potrebbe diffondere l’opinione che gli alimenti geneticamente modificati siano in qualche modo inferiori alle alternative biologiche o convenzionali per la presenza di ingredienti OGM.

La questione complessiva è molto semplice: l’industria biotech non vuole che i consumatori smettano di comprare i prodotti OGM, dunque la loro lotta continua a suon di milioni di dollari. Le aziende del biologico e i consumatori riusciranno ad avere la meglio?

Marta Albè

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook