Combustibile: dalla pipì il nuovo carburante per razzi e veicoli spaziali?

4 ottobre 1957, Cosmodromo di Baikonur (Kazakistan), il giorno che segnò l'inizio di un'era nuova, quella della conquista dello spazio, quando l'Unione Sovietica lanciò Sputnik1, il primo satellite artificiale in orbita intorno alla Terra nella storia. Qualche mese dopo, il 31 gennaio 1958, fu la volta dell’americano Explorer 1. Da allora, sono stati messi in orbita più di 3000 satelliti, la maggior parte dei quali alimentati da idrazina (N2H4), carburante anche degli Space Shuttle (ormai andati in pensione) e di missili e razzi di controllo orbitale e d'assetto. Perché l’idrazina, conosciuta anche come o diammide, o diammina, o idruro di azoto, un composto chimico artificiale dell’azoto che non si trova in natura, è il liquido più ricco di idrogeno che si conosca.

4 ottobre 1957, Cosmodromo di Baikonur (Kazakistan), il giorno che segnò l’inizio di un’era nuova, quella della conquista dello spazio, quando l’Unione Sovietica lanciò Sputnik1, il primo satellite artificiale in orbita intorno alla Terra nella storia. Qualche mese dopo, il 31 gennaio 1958, fu la volta dell’americano Explorer 1. Da allora, sono stati messi in orbita più di 3000 satelliti, la maggior parte dei quali alimentati da idrazina (N2H4), carburante anche degli Space Shuttle (ormai andati in pensione) e di missili e razzi di controllo orbitale e d’assetto. Perché l’idrazina, conosciuta anche come o diammide, o diammina, o idruro di azoto, un composto chimico artificiale dell’azoto che non si trova in natura, è il liquido più ricco di idrogeno che si conosca.

Ma ora, un team di scienziati olandesi della Radboud University di Nimega (in olandese Nijmegen) potrebbe aver scoperto un nuovo modo per produrre questo combustibile spaziale. Quale? Utilizzare la pipì. Ebbene sì, il liquido prodotto dall’attività di filtrazione dei reni, potrebbe presto diventare fondamentale per trasportare uomini e satelliti nello spazio, grazie alla scoperta di un batterio in grado di trasformare l’ammoniaca dell’urina in idrazina.

Si tratta dell’Anammox (ANaerobic AMMonium OXidation, ossidazione anaerobica dell’azoto,) un batterio anaerobico che in realtà era stato già scoperto agli inizi degli anni ’90 e che attualmente viene utilizzato per il trattamento delle acque reflue, le cui implicazioni “siderali” sono state solo recentemente intuite dallo studio olandese, pubblicato sulla rivista Nature.

In poche parole, l’escrezione umana può diventare combustibile per razzi: “provarlo è stata una vera impresa, –spiega Mike Jetten, professore di microbiologia alla Radboud University- abbiamo dovuto implementare una serie di nuovi metodi sperimentali. Ma alla fine, siamo riusciti a isolare il complesso responsabile della produzione di idrazina”.

Il lavoro degli scienziati, che ha suscitato anche l’interesse della NASA, è ancora agli inizi e la strada è tutta in salita, soprattutto perché la quantità di idrazina prodotta dal processo è ancora troppo ridotta, anche se ricercatori sperano comunque di migliorare i propri risultati.

Chissà se gli astronauti che parteciperanno alla prima missione umana su Marte, annunciata dal Presidente Obama, verranno spinti per milioni e milioni di chilometri nel sistema solare da idrazina prodotta dalla nostra pipì.

Roberta Ragni

 

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook