La moria di balene degli ultimi 40 annicolpa dell’uomo

Balene a rischio d'estinzione per colpa dell'uomo. La maggior parte di questi cetacei negli ultimi 40 anni è morta a causa degli esseri umani, mentre i tentativi per salvarle non hanno avuto un impatto dimostrabile. È quanto rivela lo studio pubblicato sulla rivista Conservation Biology dai ricercatori Julie van der Hoop and Michael Moore, entrambi del Woods Hole Oceanographic Institution, Massachusetts, che hanno analizzato tutte le morti di cui si è a conoscenza avvenute nell'Atlantico nordoccidentale tra il 1970 e il 2009 di otto diverse specie di balene.

Balene a rischio d’estinzione per colpa dell’uomo. La maggior parte di questi cetacei negli ultimi 40 anni è morta a causa degli esseri umani, mentre i tentativi per salvarle non hanno avuto un impatto dimostrabile. È quanto rivela lo studio pubblicato sulla rivista Conservation Biology dai ricercatori Julie van der Hoop and Michael Moore, entrambi del Woods Hole Oceanographic Institution, Massachusetts, che hanno analizzato tutte le morti di cui si è a conoscenza avvenute nell’Atlantico nordoccidentale tra il 1970 e il 2009 di otto diverse specie di balene.

Durante questo periodo risultano morte 122 balene franche nordatlantiche, insieme a 473 megattere, 257 balenottere comuni e decine di esemplari di altre specie. Quando gli autori sono stati in grado di stabilire una causa di morte, le “interazioni umane” sono state tra le più comuni, con ben il 67% dei casi. In questa categoria, la principale causa di morte sono state le attrezzatura da pesca. Attualmente si stima che solo circa 460 balene franche nordatlantiche nuotino nelle acque al largo della costa orientale del Canada e degli Stati Uniti.

I governi di entrambi questi Paesi hanno messo in atto diverse misure per proteggere questi animali, soprattutto per evitare che si impiglino negli attrezzi da pesca o che vengano colpite dalle navi, limitandone la velocità in certe aree. Ma tali misure di protezione, spiegano i ricercatori, sembrano non aver avuto alcun impatto sulle morti delle balene. E si tratta, ammette Moore, di una scoperta “molto deludente“.

Ma, per fortuna, questa analisi indica anche dove concentrare i futuri sforzi di protezione. Van der Hoop osserva, ad sempio, che le stime sui luoghi in cui si verificano incidenti che coinvolgono balene indicano un picco nelle acque intorno a Cape Hatteras, a nord di Morehead City, nel North Carolina, dove quasi nessuna misura è stata ancora adottata. Questo significa che bisogna estendere i limiti di velocità altrove, allargando il divieto anche alle navi più piccole. Solo così le stupende e affascinanti balene che popolano gli oceani potranno essere salvate da impatti con le imbarcazioni e incidenti mortali.

Roberta Ragni

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