Quinto conto energia: chi avrà diritto ai nuovi incentivi al fotovoltaico?

Le associazioni sono pronte a scendere in piazza contro il decreto rinnovabili e il Quinto Conto Energia. E i sindacati chiedono un confronto con i Ministeri compoetenti

Quinto conto energia e decreto rinnovabili. Ormai innominabili senza destare un’infinità di polemiche. E domani a Montecitorio si sono dati appuntamento gli operatori del settore, insieme alle associazioni e ai sindacatu, per protestare contro i nuovi decreti che regoleranno gli incentivi per le energie pulite e che, secondo gli addetti ai lavori, avranno pesanti ricadute sull’occupazione.

Riguardo al fotovoltaico, come si evince dal testo del decreto, fino al 2014 per i cinque semestri dall’entrata in vigore del nuovo sistema incentivante, dal 1° luglio 2012 o dal raggiungimento di quota 6 miliardi di euro, beneficeranno degli incentivi:

a) gli impianti fotovoltaici il cui costo annuo indicativo degli incentivi nel semestre non supera gli 80 ML€;

b) gli impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative il cui costo annuo indicativo degli incentivi nel semestre non supera i 10 ML€;

c) gli impianti fotovoltaici a concentrazione il cui costo annuo indicativo degli incentivi nel semestre non supera i 10 ML€.

Ma non dimentichiamo che sarà il Gestore dei servizi energetici a dover comunicare i contingenti di potenza disponibile e a stilare la graduatoria degli impianti iscritti al registro. Tra essi:

a) gli impianti su edifici dal cui attestato di certificazione energetica risulti la miglior classe energetica, che comunque deve risultare D o superiore, con moduli installati in sostituzione di coperture in eternit o comunque contenenti amianto;

b) gli impianti su edifici dal cui attestato di certificazione energetica risulti la miglior classe energetica, che comunque deve risultare D o superiore;

c) gli impianti su edifici con moduli installati in sostituzione di coperture in eternit o comunque contenenti amianto;

d) gli impianti per i quali il soggetto interessata richiede una tariffa ridotta del 5% rispetto a quella vigente alla data di entrata in esercizio;

e) gli impianti ubicati, nell’ordine, in siti contaminati come definiti dall’articolo 240 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni, in discariche esaurite, in aree di pertinenza di discariche;

f) gli impianti di potenza non superiore a 200 kW asserviti ad azienda agricola, il cui soggetto responsabile è la stessa azienda;

g) gli impianti realizzati da comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti sulla base dell’ultimo censimento Istat effettuato prima della data di apertura del registro, dei quali i predetti comuni siano soggetti responsabili;

h) gli impianti realizzati, nell’ordine, su serre, su pergole, tettoie, pensiline, barriere acustiche.

Ma a far arrabbiare gli operatori del fotovoltaico è la paura della perdita di occupazione, visto che sono previsti solo 500 milioni di euro, 100 milioni per ciascun semestre dall’avvio del sistema fino al 2014.

E andiamo al decreto rinnovabili. Anche qui tira un’ariaccia. Secondo Legambientei testi contengono impedimenti burocratici e barriere agli investimenti che avrebbero l’effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione.

Uno dei pochi commenti positivi è quello dell’AD di Enel Green Power, Francesco Starace: “Nulla da dire, va bene così. C’è qualche piccola criticità per la soglia troppo bassa per gli impianti del fotovoltaico“. Su questo tutti d’accordo. Tuttavia, secondo Starace, si tratta di “un giro di vite che era atteso, sono contento comunque che sia uscito così ci sono certezze su cui lavorare. Ci sono criticità, è inutile negarlo, ma non è niente di grave”.

E in campo domani ci saranno anche i sindacati, pronti a difendere i posti di lavoro che con i nuovi decreti portrebbero andare perduti. Vittorio Bardi e Fabrizi Potetti di Fiom/CGIL con un comunicato hanno fatto sapere di aver chiesto un tavolo di confronto con i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente e con la Conferenza delle Regioni “per valutarne le concrete ricadute sui settori industriali coinvolti e i conseguenti effetti sull’occupazione“.

Ma, dicono i sindacalisti, “alcuni dei contenuti degli schemi di decreto, che apprendiamo da fonti di stampa, non ci tranquillizzano. Il complesso sistema dell’iscrizione a registri di prenotazione e di aste competitive per la realizzazione degli impianti, anche di taglia medio-piccola, non semplifica le procedure, il contingentamento della potenza annua da installare non svilupperà il settore, rendendo impossibile raggiungere gli obiettivi europei.

Il Ministero dello Sviluppo Economico di recente aveva assicurato che tra i principali elementi su cui avrebbe puntato il governo vi era il superamento degli obiettivi europei previsti per il 2020. Qualcosa stona. E la Fiom promette battaglia: “Se i provvedimenti non conterranno linee coerenti per uno sviluppo equilibrato dei settori delle rinnovabili e del modello energetico del nostro Paese, ci riserviamo di passare a una mobilitazione dell’intero comparto, così come avvenuto lo scorso anno all’epoca del decreto voluto dal ministro Romani“.

Domani sarà un altro giorno?

Francesca Mancuso

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