E-cat: l’Università di Bologna farà altri test sulla fusione fredda di Rossi?

Un nuovo interesse da parte dell'Università di Bologna nei confronti dell'E-Cat di Rossi? A quanto sembra potrebbero esserci presto nuovi test

Come un elastico, Andrea Rossi e l’Università di Bologna. Prima vicini poi sempre più lontani, ma forse ancora una volta prossimi ad un accordo. Con un comunicato diffuso qualche settimana fa dall’ateneo bolognese, l’università rivelò di “non essere coinvolta negli esperimenti sull’E-Cat condotti dalla società Leonardo Corp. di proprietà di Andrea Rossi.

Ma adesso sembra che qualcosa sia cambiato. Addirittura vi sarebbe un forte interesse dell’ateneo nei confronti della macchina dei miracoli, e dei suoi sorprendenti (forse) risultati. A quanto pare, infatti, sarà l’Alma Mater di Bologna a verificare il funzionamento dell’E-Cat. Andrea Rossi, proprietario dell’apparecchio attraverso la società Efa e il dipartimento di Fisica avrebbero dunque siglato un contratto di ricerca per riprodurre ancora una volta il processo di produzione dell’energia, la misurazione dei risultati e la loro pubblicazione.

A rivelarlo sarebbe stato Paolo Capiluppi, direttore del dipartimento, che al Corriere di Bologna ha detto: Il nostro interesse è fortissimo, c’è molta curiosità, ma per noi è vero solo ciò che possiamo misurare“. Da buoni scienziati, gli esperti di Bologna, pur dichiarando di essere curiosi di vedere i risultati dell’E-Cat, ci vanno cauti.

Ma c’è ancora un ostacolo. Affinché il contratto tra Rossi e l’Università di Bologna possa ritenersi valido occorreil versamento della prima rata del contributo, ossia 500 mila euro in due anni, per sostenere i costi delle operazioni. Rossi si sarebbe dunque impegnato a coprire i costi della sperimentazione. “Dovremmo partire a breve, tra qualche settimana – ha aggiunto Enrico Campari, docente di fisica sperimentale e responsabile scientifico della ricerca con Giuseppe Levi -, in estate si potrebbero avere i primi report scientifici dei risultati ottenuti che divulgheremo alle riviste scientifiche“.

Potrebbe essere la volta buon per saperne di più su questo misterioso oggetto, che secondo i suoi creatori potrebbe rivoluzionare le sorti dell’energia. Attraverso le nuove sperimentazioni, i ricercatori di Bologna potrebbero finalmente trovare una spiegazione al meccanismo che si cela dietro l’E-Cat.

Tuttavia, tali risultati non sarebbero resi noti prima della prossima estate. A breve dunque ci sarebbero nuovi test, cui parteciperanno anche gli scienziati di Bologna.

Ma tale cambiamento di posizione suona parecchio strano se si considera che qualche giorno fa, lo stesso Rossi aveva ribadito la sua intenzione di non concedere altri test a carattere dimostrativo dopo quello del 6 ottobre scorso: “Stiamo vendendo impianti a clienti che fanno loro i loro test e decidono liberamente se investire nell’E-Cat o meno, sulla base dei risultati, senza volere a tutti i costi sapere cosa c’è dentro. La parte scientifica verrà accertata dall’università di Bologna nel modo più rigoroso possibile. Se il DECC, o qualsiasi altra istituzione pubblica o privata, è interessato a questa tecnologia, lo invito a contattarmi per prendere accordi direttamente con me” ha detto Rossi rispondendo all’invito del Nobel Brian Josephson, che lo invitava a ripensarci riguardo alla proposta di Celani.

Enti di ricerca e mondo accademico, dunque, sembrano nutrire un certo interesse nei confronti della macchina di Rossi, nonostante quest’ultimo abbia da tempo preso le distanze dal mondo accademico, escludendo la possibilità di effettuare nuovi test. Ma a quanto pare, per Bologna ci sarà un’eccezione. Salvo ulteriori smentite.

Francesca Mancuso

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