Presentata la “roadmap” Ue per un’economia a basso impatto ambientale. Il parere di Greenpeace.

Oggi la Commissione europea ha presentato “Moving to a Low Carbon Economy”, la sua tabella di marcia verso un’economia a basso impatto ambientale. Ecco le tappe al 2050.

Oggi la ha presentato “Moving to a Low Carbon Economy”, la sua tabella di marcia verso un’economia a basso impatto ambientale. Tra le tappe annunciate: una riduzione del 40% delle emissioni al 2030, del 60% al 2040 e dell’80% al 2050 rispetto ai livelli del 1990.

Gli obiettivi a lungo termine, sono ambiziosi, ben accolti dalle associazioni ambientaliste e appoggiati dai capi di governo. Ma quelli a medio termine? Secondo Greenpeace il target al 2020 dovrebbe essere del 30%. Unica strada percorribile per ottemperare all’impegno preso dall’Ue sul lungo periodo.

«Per raggiungere gli obiettivi a lungo termine indicati dalla Commissione – spiega Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – dovremo conseguire una riduzione del 30% delle emissioni già al 2020». E la richiesta al Governo è precisa, che il ministro On. Stefania Prestigiacomo assuma una posizione favorevole nei confronti della proposta, nell’interesse di tutte quelle piccole e medie imprese che sostengono l’economia italiana.

Regno Unito, Germania, Spagna, Danimarca e Portogallo hanno già aderito mentre l’Italia non dà alcun cenno e, anzi, favorisce il famoso Decreto “ammazzarinnovabili”, firmato oggi dal Presidente Giorgio Napolitano.

«Mentre l’Europa decide di puntare con decisione verso le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, il nostro Governo approva un Decreto sulle rinnovabili che bloccherà di fatto lo sviluppo dell’energia solare ed eolica nel nostro Paese costringendo alla disoccupazione migliaia di giovani. Un atteggiamento miope e incomprensibile che risponde solo agli interessi di pochissime grandi imprese» conclude Belli.

Già alla fine del 2010, l’Europa aveva ridotto le sue emissioni del 17% rispetto al 1990. L’obiettivo del 20% al 2020 rappresenta un freno all’innovazione tecnologica e a miliardi di euro di investimenti nella green economy.

Serena Bianchi

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