Fukushima: al via la ricerca sugli effetti a lungo termine del disastro nucleare sugli animali e le piante selvatiche

Un nuovo studio monitorerà a lungo termine gli effetti devastanti del disastro nucleare di Fukushima sulla flora e sulla fauna dell'area

Fukushima, qualcuno ha mai riflettuto sui danni che il disastro nucleare connesso al terremoto in Giappone, abbia provocato sugli animali? Dopo la straziante inchiesta pubblicata sulla CNN che ha aperto al mondo il destino a cui cani, gatti, maiali, mucche e altri animali sono stati abbandonati dopo l’evacuazione, l’ultimo ad interrogarsi sulla questione più ampia della flora e della fauna locale, è stato il professor Timothy Mousseau dell’University of South Carolina, che ha messo insieme una squadra che condurrà una ricerca a lungo termine sugli effetti dell’esposizione alle radiazioni degli animali e delle piante selvatiche della zona di Fukushima.

Secondo quanto riporta l’IrishTimes, i ricercatori che lavorano nella zona colpita dal disastro, attorno alla centrale di Fukushima, avrebbero riferito che le popolazioni di uccelli sono già diminuite in modo consistente, e ciò potrebbe essere un presagio agghiacciante di ciò che potrebbe accedere nel giro di qualche anno, non solo su flora e fauna ma anche sulla popolazione locale.

Secondo lo studio basato sugli effetti della contaminazione nucleare legata a Fukushima da un team internazionale di ricerca composto da studiosi giapponesi, americani e danesi, l’analisi di 14 specie di uccelli comuni sia Fukushima che a Chernobyl ha confermato ciò che già sospettavamo: l’effetto del disastro, almeno in termini quantitativi, è di gran lunga peggiore rispetto alle prime stime effettuate. A confermarlo è stato anche un noto canale giapponese, NHK.

Secondo l’IrishTimes, inoltre, i risultati della ricerca mostrano inequivocabilmente che vi saranno “immediate conseguenze negative legate alle radiazioni sugli uccelli durante la loro stagione riproduttiva, tra marzo-luglio“.

I due ricercatori principali, il professor Timothy Mousseau dell’University of South Carolina, e Anders Pape Moller, hanno già lavorato a Chernobyl per valutare i danni dell’altro disastro nucleare che ha funestato la storia dell’uomo. Dunque, sono profondi conoscitori del problema. Anche in quel caso, come a Fukushima, ciò che i due esperti notarono fu una riduzione della longevità ndegli uccelli, la compromissione della fertilità maschile e la riduzione delle dimensioni del cervello.

Inoltre, molte specie, oggi come allora, mostrano “drammaticamente” elevati tassi di mutazione del DNA, insieme ad anomalie nello sviluppo, e casi di estinzioni cui va aggiunta una riduzione dell’aspettativa di vita degli insetti.

Ma alcuni scienziati sembrano non essere d’accordo con i risultati cui sono giunti questi studiosi, sostenendo che le specie animali e gli insetti hanno continuanto a vivere nella zona di Chernobyl.

Ma il biologo Mousseau si è difeso sostenendo che “non vi sono dati a sostegno di questa tesi” e che Fukushima è la prima occasione utile per monitorare l’impatto ambientale di un disastro nucleare di questa portata fin “dal primo giorno“.

I ricercatori giapponesi, infatti, fin dal primo momento hanno iniziato ad osservare l’impatto dell’incidente, sulla flora e sulla fauna “esaminando i topi di campagna, gli alberi di pino rosso, un certo tipo di molluschi e altre specie selvatiche nel raggio di 20 chilometri”.

Gli esiti della loro ricerca saranno pubblicati nel mese di marzo, mentre la ricerca condotta da Mousseau sarà pubblicata la prossima settimana su Environmental Pollution.

Francesca Mancuso

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