Da Roma al Polo Nord per studiare l’orologio biologico degli animali polari

Come funziona l'orologio biologico degli animali che vivono ai Poli? Come affrontano la diversa alternanza buio-luce presenti alle alte latitudini? A rispondere a questa domanda sarà un team di ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma

Come funziona l’orologio biologico degli animali che vivono ai Poli? Come affrontano la diversa alternanza buio-luce presenti alle alte latitudini? A rispondere a questa domanda sarà un team di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma.

Essi voleranno alle isole Svalbard, un arcipelago del mare Glaciale Artico che costituisce la parte più settentrionale della Norvegia. Dal 7 al 28 agosto osserveranno da vicino il bioritmo degli animali artici ed in particolare quello del Lepidurus arcticus (Branchiopora, Notostraca), una specie mai analizzata prima.

Gli scienziati si sistemeranno presso la base “Dirigibile Italia” di Ny-Alesund e da qui osserveranno il comportamento di questa specie simile ai crostace, che potrebbe racchiudere nei suoi geni il modo con cui affronta la lunga alternanza luce-buio tipica delle regioni polari.

Precedenti ricerche, condotte alla University of Tromso da Karl-Arne Stokkan, avevano già ipotizzato che l’orologio biologico degli animali polari si sia dovuto adattare alle diverse condizioni di luce e di buio che si alternano durante l’anno. Ai poli, come sappiamo, durante l’inverno il Sole non sale mai sopra l’orizzonte e quindi è notte per tutto l’arco della giornata a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre.

Lepidurus arcticus

Questi animali si sono dunque organizzati in un modo molto particolare. Durante i periodi di normale alternanza tra giorno e notte, il loro orologio biologico funziona come quello di tutti gli altri animali ma durante i mesi di luce o buio, esso esercita un debole controllo sulle funzioni sia comportamentali che fisiologiche. Merito di una sorta di interruttore, in grado di spegnersi e accendersi all’occorrenza.

Il progetto oltre a provare le ipotesi avanzate dal team di ricercatori norvegesi, fornirà nuovi dati sull’espressione genica e i ritmi biologici degli animali polari, aprendo nuovi scenari sulle possibilità e i limiti dell’adattamento umano ai diversi fotoperiodi e al lavoro a turni” ha detto Vittorio Pasquali, ricercatore della Sezione di Neuroscienze del Dipartimento di Psicologia e a capo della ricerca alle isole Svalbard.

Dagli animali c’è sempre da imparare.

LEGGI anche: Dagli animali 10 bizzarri modi di stare al caldo in inverno

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook